domenica 8 ottobre 2006

Armstrong [Scisma]

Partiamo dalla fine o forse, per certi versi, dall’inizio (come preferite): gli Scisma si sono sciolti nel 2000. Il parziale flop del suddetto “Armstrong” (uscito nel 1999), le incomprensioni con la critica e la casa discografica (Emi/Virgin) portarono fortissime tensioni all’interno della formazione. Il passo seguente fu la conclusione di questo progetto iniziato nel 1993 sulle rive del Lago di Garda.

In seguito, P. Benvegnù (Leader e cantante della Band, oggi solista), indicherà il “troppo amore” come causa dello scioglimento. Fermarsi prima che la situazione potesse diventare surreale (proprio come quando un grande amore sembra finire e, per rispetto delle parti interessate, per amore verso quanto di bello era stato, si decide di mettere un punto al viaggio intrapreso).

Ascoltare oggi “Armstrong” fa uno strano effetto: il disco è ancora attualissimo sia nei suoni, che nei testi (bellissimi), e inizia ad affiorare la sensazione del perché questa produzione non abbia sortito i risultati sperati nel suo contesto di uscita.
“Armstrong” era un disco sperimentale (la parola “Indie” vi dice niente?), forse troppo per la scena musicale italiana di fine millennio. Gli Scisma “suonavano” Post-Rock, senza sapere di esserlo.
In poche parole, Armstrong non fu capito e, paradossalmente, ha iniziato ad infrangere cuori, quando ormai gli “Scisma” erano solo un ricordo: perché, diciamolo, il disco in questione è senza dubbio uno dei migliori album Rock italiani anni 90', al pari dei vari “Hai paura del Buio?” (Afterhours) e “Il Vile” (Marlene Kuntz). Un piccolo capolavoro, o quasi.

Tungsteno, primo singolo, video graditissimo a Mtv (“Brand New” chiaramente), apre il disco. L’ampio ricorso a effetti ed elettronica e l’uso alternato di Italiano/Inglese indicano la strada intrapresa. Un strada come detto sperimentale che ritroviamo anche in “I Am The Ocean” e Jetson High Speed caratterizzata da venature rock nervose e richiami orientali. Il testo, oscuro e tagliente, chiude il cerchio in quella che è una delle perle assolute del lavoro:

"io che so non significa nulla
io che so non significa niente
sopravvivo al contrario di me
ciò che so non significa nulla
ciò che so non significa niente
da dove vengo? che cosa ho perso?
(…)
e se sono il contrario di me, da che cosa mi sento diverso?"

“io non so perché è tutto così vero, che descrivere è impossibile, bisogna immaginare...” cantano gli Scisma in “L’Innocenza” brano delicato dal vago sapore Brit Pop, che precede la psichedelica “Troppo poco Intelligente”.

“L’amour” soavemente triste e sognante, vede apparire anche versetti in francese mentre sfumature Jazz colorano “Giuseppe Pierri” (maestro delle elementari di P.Benvegnù) e la successiva “E’ Stupido”.

L’Universo parte lenta per poi espoldere ricordando le atmosfere di “Tungsteno” anche grazie al canto alternato a due voci:

“l'universo
è stralci di rivista in alba livida
nel vento freddo
e schiudersi in sogno
l'universo è come sentire che chiami”

Un’amore intenso e struggente pervade Simmetrie, vera poesia in musica, emozioni e lacrime:

“simmetrie aiutami
proteggimi nell'impalpabile
guidandomi verso di te
perché non mi manchi
la tua verità
simmetrie nel vento
baciami sfiorandomi
e quest'istante esplode nell'altissimo
stagliandosi sopra di noi”

La Titletrack e “Good Morning” concludono in bellezza il disco e con esse si abbassa anche il sipario davanti alla Band.

Quel che ci rimane è questo “Armstrong”: gli Scisma in stato di grazia, un regalo prezioso prima dell’addio, un ascolto imprescindibile per ogni amante del rock italiano.

domenica 10 settembre 2006

Takk... [Sigur Rós]

Sogni. Emozioni senza tempo...

Takk... (“Grazie” in islandese), ultimo lavoro (2005) dei Sigur Rós, quarto album in studio, primo dopo il passaggio alla multinazionale Emi, è tutto questo: un insieme di colori e sfumature. Abbandonate le atmosfere cupe e glaciali di “()”, la band di Reykjavík ci regala un disco delicato a tratti quasi gioioso, ricco di spunti interessanti e al tempo stesso summa del loro tipico sound.

Dopo una breve introduzione strumentale, il disco si apre con “Glósóli”, storia di un bambino che, svegliandosi nell'oscurità, va alla ricerca del sole, fino a ritrovarlo lì dove è sempre stato. “Glósóli” riporta alla mente alcuni momenti di “Agaetis Byriun”: inizio silenzioso, quasi un “cullare” leggero che pian piano sale, cresce, fino ad esplodere in un potente ed impetuoso connubio di chitarre e percussioni. Insomma, i Sigur Rós non sono cambiati (per fortuna), sono tornati più maturi e consapevoli, arricchiti da un lungo tour mondiale (il quartetto d'archi Amina è qui presenza fissa), ma, senza dubbio, se non li avete amati sino adesso, non cambierete idea davanti a queste prime note.

Le traccia seguente, “Hoppìpolla”, autentica svolta rispetto alla malinconia soffusa presente in tutte le traccie di “()”, poggia su un tema di pianoforte a cui si aggiungono archi e batteria. Una felice ascesa che sembra poi proseguire in “Meò Blòònasir”, il pezzo più corto dell’intero lavoro (poco sopra i due minuti).

Carillon e violini accompagnano la voce in falsetto di Jonsi in “Sé lest” fino al curioso finale tra trombe e fiati. Giunti alla traccia numero sei, arriva “Sæglópur”, primo vero capolavoro del disco. Dopo l’inizio tutto pianoforte e campanellini, sono ancora le potenti percussioni a spezzare l’andamento del brano: voce che eccheggia in lontananza, quasi un grido di aiuto, una richiesta di speranza che sembra venir accolta nel dolce finale. Difficile descrivere a parole le sensazioni che questa traccia riesce a scatenare nel suo saliscendi tra pieni e vuoti, luci e ombre.

“Mílanó” permette all’ascoltatore di riprendere fiato: dopo il delicato avvio, sembra avvolgersi su se stessa alternando momenti di attesa e riposo ad impennate improvvise (caratteristica di tutto il lavoro della Band). Segue “Gong”, il pezzo più lineare di questo lavoro che stenta a salire e travolge solo nell’inaspettato finale. Si arriva dunque alla conclusione di “Takk” in tre momenti: la malinconica “Andvari” che in chiusura sarebbe stata perfetta; “Svo Hljótt” ballata che unisce i paesaggi di “()” con alcune reminescenze sonore di “Ágætis Byrjun”, piccola gemma e secondo capolavoro dell’opera; “Heysátan” a cui è affidato un finale senza sussulti.

Il viaggio è infine terminato, giunge il momento di dare un giudizio. A chi, come chi scrive, ha amato “()”, non resterà deluso, a tutti gli altri il consiglio di ascoltare “Grazie…” almeno una volta tutto d’un fiato…chissà che non ve ne innamoriate!

Curiosità: Il nome della band (“Rosa Vittoriosa” in islandese) deriva dal nome della più giovane sorella di Jonsi, nata nello stesso giorno in cui la band stessa venne fondata (1994). Si pronuncia in svariati modi: “See oor Rose” (nell’ alfabeto fonetico internazionale) ma anche (non correttamente) “Sigger Ross”, “Sigger Roy-ss” e “Sigg-or Ross”.

sabato 3 giugno 2006

Scary World Theory [Lali Puna]

Atmosfere cupe, Berlino Est, luci colorate ed un un connubio quasi perfetto tra Pop Rock ed Elettronica: ecco i Lali Puna.

Formatosi nel 1998, il gruppo si vede così composto: Markus Alcher dei Notwist (chitarra), Valerie Trebeljahr (Vocalist), Christoph Brandner (batteria), Florian Zimmer (tastiere).

Opera seconda dopo l'esordio con Tridecoder (1999), Scary World Theory (2001) è, ad oggi, considerato il loro grande capolavoro e annovera moltissimi estimatori: tra di essi spicca sicuramente il nome di Colin Greenwood (Radiohead), rimasto folgorato dal lavoro della band tedesca.

10 Traccie sognanti, sfacciatamente PoP, melodie sinuose ed ipnotiche che affascinano dall'inizio alla fine.

Si parte con "Nin-Com-pop" e la ritmica febbrile di "Middle Curse": piano in loop, tastiera distante, basso profondo, voce appena sussurrata.

Segue "Bi/Pet" da ascoltare e riascoltare: "Born/ Bought/ Discouraged/ All the things we do are pin-up sweet/ In between we're recorders/ In between we try".
"Contratempo" alterna momenti strumentali a "interferenze portoghesi" e precede la Titletrack "Scary World Theory", sicuramente uno dei momenti migliori dell'album: synth incalzante, voce lenta e soave creano un gioco di luci e ombre che pervade l’ascoltatore.

"50 Faces Of" poggia le sua basi su un groove pulsante fatto di tamburi tribali, suoni sporchi, tastiere ondeggianti. Prosegue senza particolari sussulti "Lowdown", che conduce ad un'altra gemma del disco: "Don’t Think". Melodia che sembra avvolgersi su stessa, lirica minimalista e sofferente ("Can't think/ As I'm answering your questions/ But you won't listen anyway/ I could be mute"), elegante equilibrio tra sonorità indie ed elettronica.

Le fredde e distanti "Come On Home" e "Satur-Nine" ci accompagnano infine all’epilogo di questo viaggio nel mondo dei Lali Puna.

In conclusione un ottimo lavoro. Un disco “da vedere” oltre che da sentire, che merita e richiede più di un ascolto per essere assimilato nelle sue sfumature. Da non perdere per gli amanti del genere, potrebbe anche annoiare l’ascoltatore di passaggio e meno esigente.

Curiosità: "Scary World Theory" accompagna la scena iniziale de "Le Conseguenze Dell'Amore" di Paolo Sorrentino; Il nome Lali Puna deriva dal nome della figlia della cantante, Valerie "Lali", e dal suo luogo di nascita, “Puna” in Corea.

lunedì 2 gennaio 2006

Indice YouTube Project [Video]

[08.2008] So 90's Music Videos: Post - YouTube - DownLoad
[05.2008] VioLet ButterFly: Post - YouTube - DownLoad
[05.2007] Amazing Prestart of J.Spithill: YouTube - DownLoad
[07.2006] World Cup 2oo6 Tribute: YouTube - DownLoad
[07.2006] Sogno Azzurro: YouTube - DownLoad

domenica 1 gennaio 2006

Indice Movies

Indice Album

A
A Strange Education (The Cinematics)
A Weekend In The City (Bloc Party)
Achieving Vagueness (The Flaws)
An End Has a Start (Editors)
Armstrong (Scisma)

C
Copia (Eluvium)

D
Daylight Storms (Air Formation)

F
Flares (Port Royal)
Fur And Gold (Bat for Lashes)

G
Grand Avenue

H
Hvarf-Heim (Sigur Rós)

I
I Am Responsible (EF)
In Her Gentle Jaws (The Depreciation Guild)
In Rainbows (Radiohead)

M
May Your Heart Be the Map (Epic 45)
Með Suð í Eyrum Við Spilum Endalaust (Sigur Rós)

P
Pablo Honey (Radiohead)

S
Saturdays=Youth (M83)
Scary World Theory (Lali Puna)
Stateless (Stateless)

T
Takk... (Sigur Rós)
Technicolor Dreams (A Toys Orchestra)
The Early Years (The Early Years)
The Mary Onettes (The Mary Onettes)
This Will Destroy You (This Will Destroy You)

V
Viva la Vida (Coldplay)

W
Waiting For The Dawn To Crawl Through And Take Away Your Life (Dakota Suite)

Z
Zeitgeist (Smashing Pumpkins)

Indice Ten [Music]

[01.2011] 2oo9 Songs [...] [Listen] [psw: ten]
[06.2009] Happy Songs for Happy People [...] [Listen] [psw: ten]
[01.2009] ...I’m Younger than that Now [Bob Dylan]
[12.2008] No Line on the HoriZon [Shoegaze] [Listen] [psw: ten]
[09.2008] Nothing but Blue Skies [Post-Rock] [Listen] [psw: ten]
[07.2008] Blue Night [Go Away!] [Chill-Out] [Listen] [psw: ten]
[05.2008] L'Apparenza [Battisti / Panella]
[12.2007] Gli Anni ... [Italian]
[12.2007] Nu Metal / Post Grunge
[12.2007] 2oo7 Songs [Red]
[12.2007] 2oo7 Songs [Blue]
[07.2007] 90's Dance
[06.2007] Italian PoP/Rock
[06.2007] Piano Moments [Ballads] [Listen] [psw: ten]
[05.2007] Indie/Rock [01-07]