domenica 26 settembre 2010

Agora

sabato 4 settembre 2010

Arcade Fire @ Arena Parco Nord [Bologna o2.o9.2o1o]

Partiamo dal retroscena. Il fatto è che io, il biglietto, lo avevo preso per vedere i Fanfarlo. Che poi ci fosse stata anche la Band Canadese era un valore aggiunto. Importante sì. Ma pur sempre aggiunto.

Il risultato è stato che, vuoi per casini, impegni e ritardi vari, i Fanfarlo me li sono persi. Per la seconda volta nel giro di due settimane per giunta. Come dire, TragediaInside. Ma dico, non li potevano far suonare alle 20 :sigh&Sob: ? Vabbè, cerchiamo di non ripensarci che è meglio.

Chiusa l'infausta e malinconica parentesi, magari potrei anche raccontare qualcosa sul gruppo della polistrumentista Régine Chassagne [perché, ricordatelo, Régine Chassagne spacca. Senza mezzi termini] o meglio del Frontman [e suo marito] Win Butler.

Inutile girarci intorno. Gli Arcade, shame on me, li ho conosciuti con quella Wake Up che apriva il Vertigo Tour [2oo5] e me ne sono invaghito due anni dopo, grazie a No Cars Go [Neon Bible (2oo7)]. Ma è solo con l'ultimo lavoro, quel The Suburbs pubblicato un mese o due fa, che ho iniziato a vederli sotto una luce diversa: in quest'ultima, lunghissima (16 pezzi) prova non sembrano quasi loro a tratti, in un minestrone che ricorda un pò tutto e tutti. Dagli Abba, ai Magnetic Fields, a quel suono epico anni 80's, arrivando perfino ai DeVotchKa (banda che suona balcanica ma che balcanica non è). Senza però mai rinnegare se stessi e quel tocco indie-snob che li ha visti erigere a band di culto.

C'èra quindi curiosità nell'attenderli al varco di un live che, nella cornice del Parco Arena Nord, assieme a qualche altro migliaio di Fans[z], si preannunciava gustoso.

Che dire ? Che il concerto me lo son visto bello spaparanzato "in collina", situazione che mi ha riportato alla mente i Radiohead dell'arena Civica. Che la serata è stata decisamente piacevole grazie anche al Valdar con al seguito Laura&Cate (Cate, non dargli retta, 500Days Of Summer va visto ;__;). E che loro, Gli Arcade Fire, sono una grande Live Band, con una sola dea da venerare e salutare come tale, al secolo Régine Chassagne [che, l'avevo già detto ma non importa, spacca, pochi c@zz1].

Sarà che son in tanti sul palco, ma il suono è pulito e corposo. Come da studio e non solo. C'è molto Suburbs e più Funeral che Neon Bible. La scaletta sarebbe perfetta se non fosse che oggi, nel 2o1o, non è concepibile, con 3 dischi alle spalle e qualche EP sparso, suonare 16 [s-e-d-i-c-i] pezzi per poco meno di 1.30 H. E Rococo ? O qualche altro pezzo ? Diciamo almeno 4 o 5 ? No via, tornate sul palco. E' uno scherzo ? Eh no, non lo è. Purtroppo no :[

Highlights molti, ma dovendo citarne uno, direi il bridge tra Power Out e Rebellion, simply outstanding *___*.

Concludo citando e parafrasando la recensione di Gianni Sibilla che meglio di me ha tradotto in parole lo spirito della serata e nel mentre vi saluto dicendo: "I need the Darkness, someone please cut the Lights" [da quella perla che è Sprawl II].


..In diversi momenti vedi ragazzini cantare quei cori come se fossero ad un concerto di altri gruppi, quelli con cui noi siamo cresciuti e che loro disprezzano: gli U2, Springsteen e via dicendo… E allora capisci che gli Arcade Fire hanno colmato un gap generazionale.
...
Il tutto finisice dopo neanche un’ora e mezza, inevitabilmente con “Wake up”, la canzone che gli (stessi) U2 non riescono a scrivere da 15 anni. Rimane un po’ di amaro in bocca perché una band così la vedresti per ore. Un trionfo, com’era lecito aspettarsi, e come è stato.