sabato 27 settembre 2008

Nothing but Blue Skies

- A parte guardare il cielo, cosa fai ?
Niente, almeno niente che vada in qualche modo oltre.
- Oltre ?
Sì, oltre quella sensazione.
- Quale sensazione ?
Quella di andare avanti al buio, sottobraccio a...
...a uno senza braccia.

01. Mogwai - Yes! I am a Long way from Home (1997)
02. Caspian - Moksha (2007)
03. Slint - Breadcrumb Trail (1991)
04. Mono - Halcyon (Live @ Peel Session August 2004)
05. Explosions In The Sky - First Breath After Coma (2003)
06. God Is An Astronaut - Grace Descending (2007)
07. Port-Royal - Spetsnaz - Paul Leni (2005)
08. EF - Två (2008)
09. Sigur Ròs - Hafsol (2006)
10. This Will Destroy You - They Move On Tracks Of Never-Ending Light (2008)

lunedì 15 settembre 2008

And I am not frightened of dying...

Le tue geniali e dolcissime invenzioni in musica sono state il sottofondo di ogni mio giorno, non sai quante volte ho provato ad imitarti seduto davanti alla tastiera, e quanti brividi mi danno ogni volta le tue bellissime "The Great Gig in the Sky" e "Us and Them". Ero sicuro che prima o poi sarei riuscito ad incontrarti in qualche modo, avrei tanto voluto dirti grazie per avermi regalato alcune tra le più grandi emozioni della mia vita. Ma oggi il mio cuore è pieno di tristezza e il mio viso si riga di lacrime nell'apprendere che non potrò mai farlo perchè tu non ci sei più, lasci un grande vuoto dentro di me che nessuno colmerà. Con la tua scomparsa la musica perde uno dei suoi figli prediletti.

Addio caro Rick, senza la tua guida non avrei mai tenuto i denti stretti quando, da bambino, le mie mani ancora troppo piccole, faticavano nel pigiare tutti quei tasti bianchi e neri così pesanti ma così fatalmente irresistibili.


"And I am not frightened of dying, any time will do, I
don't mind. Why should I be frightened of dying?
There's no reason for it, you've gotta go sometime."
"I never said I was frightened of dying."



In memoria di Richard William Wright
28 Luglio 1945 - 15 Settembre 2008

Origini delle musica moderna: la terra del Blues

Non è facile stabilire con precisione dove e quando sia scoccata la "scintilla prima", il big bang che ha dato origine alla musica moderna arrivata poi fino a noi: su questo, infatti, i pareri sono discordanti e le prove scarseggiano. Per cercare questo fatidico evento originario dobbiamo fare qualche passo indietro nel tempo fino alla seconda metà del 1800, e immaginare di trovarci lungo il delta del fiume Mississippi, nelle piantagioni di cotone degli stati sud-occidentali degli U.S.A. (la cosiddetta Cotton Belt). Qui, tra la polvere e le fatiche, gli schiavi neri usavano scandire il tempo del duro lavoro quotidiano nei campi con canti corali molto particolari.

La melodia e la lirica di questi canti avevano una struttura antifonale (di chiamata e risposta), ed erano caratterizzate da un profondo senso di tristezza e nostalgia, dovuti allo status in cui i neri si trovavano: deportati con forza dalla loro terra di origine, l'Africa, privati della libertà, schiavi senza diritti costretti a vivere in condizioni disumane. Questi canti, il cui genere sarà poi chiamato "spiritual" per i riferimenti alla religiosità che spesso si trovano nei testi, rappresentano a mio parere il punto di svolta della musica per come era conosciuta fino ad allora. Grazie a questi canti, infatti, nati dalle sofferenze e dalle fatiche di un popolo fatto schiavo, la musica si liberò di quella sorta di pomposità e solennità che fino ad allora ne aveva fatto un piacere per pochi privilegiati, soprattutto nobili, e divenne popolare, cominciando ad assumere sonorità che ben rappresentavano la condizione dei neri americani del tempo.

Oltre ai canti, gli schiavi neri avevano anche imparato ad arrangiarsi con gli strumenti a corda, come il banjo, tollerati dai padroni che li consideravano simili agli strumenti europei tipo il violino. La musica che ne scaturiva non aveva precedenti, faceva largo uso delle cosiddette blue notes, intervalli di quinta diminuita che l'armonia classica definiva dissonanti (cioè stonati), da considerare quindi come un oltraggio a tutta la cultura musicale dominante all'epoca. Nacque così il genere che a mio parere è il vero antenato di tutti i generi musicali nati nel 1900, la "scintilla prima", l'anello di congiunzione tra la musica colta europea del 1700 e del 1800 (quella cioè di grandi maestri quali Bach, Mozart o Beethoven) e la musica moderna, la svolta epocale insomma: il blues. Il blu è il colore della sofferenza, della tristezza e della malinconia, "blues" è la parola che ha caratterizzato e caratterizza lo status e la cultura delle popolazioni nere americane. Il significato dell'aggettivo inglese "blue" è connesso all'associazione tra il colore blu e un senso di nostalgia e tristezza tipico della musica afro-americana, così com'essa era percepita dall'orecchio di uditori europei.


E' indubbio che il blues fin dalle origini fu molto influenzato da forme musicali tipiche dell'Africa centrale e occidentale. Ad esempio, la tecnica tipica del Mississippi di suonare la chitarra usando la lama di un coltello, ha corrispettivi in Africa, e anche il diddley bow, uno strumento casalingo fatto da una singola corda tesa su un asse di legno, che viene pizzicata modulando il suono tramite uno slide fatto di vetro, che si incontrava spesso nell'America meridionale agli inizi del 1900, era di derivazione africana.

Un anno fondamentale per la diffusione del blues fu il 1886, quando negli Stati Uniti d'America fu abolita la schiavitù; numerosi ex schiavi-musicisti, ottenuta la libertà, iniziarono a portare la loro musica fuori dalle piantagioni e così, nel giro di qualche decennio, questo genere nuovo fu noto ai più fino a giungere alle prime attestazioni che ci sono pervenute. Le "stonature", o meglio deviazioni dalla scala diatonica classica occidentale di cui parlavo in precedenza, ancora oggi sono il marchio indelebile del suono blues, e si possono classificare in diversi tipi a seconda dell'intervallo alle quali sono applicate.

Siamo così arrivati alla fine della prima tappa del nostro lungo viaggio; ripartiremo molto presto addentrandoci nel 1900, il secolo in cui la musica ha sviluppato e dato seguito ai grandi cambiamenti che ho descritto, il secolo delle sperimentazioni e degli eccessi, il secolo del jazz e soprattutto del rock and roll.


Riferimenti per questo articolo:
- Alan Lomax, La terra del blues. Delta del Mississippi, viaggio all'origine della musica nera. Il Saggiatore, 2005;
- Paul Oliver, The Story Of The Blues - New edition. Northeastern University Press, 1998;
- www.wikipedia.org.

domenica 14 settembre 2008

How's It Going to End ?

“ BuonGiorno !!!...e casomai non vi rivedessi, BuonPomeriggio, BuonaSera e BuonaNotte ^^ ”

martedì 9 settembre 2008

Tu chiamale, se vuoi, emozioni...

In questo giorno di dieci anni fa moriva a Milano Lucio Battisti (5 Marzo 1943 - 9 Settembre 1998), uno dei massimi cantautori della canzone italiana di sempre; aveva solo 55 anni ed era malato da tempo. Grazie alle collaborazioni con Mogol e Panella, Battisti ha creato e interpretato vere e proprie poesie in musica, emozionando intere generazioni. Le sue canzoni sono ormai parte della memoria collettiva e hanno influenzato la musica italiana per sempre: molti cantautori italiani tra i più celebri e discograficamente fortunati, come De Gregori o Ramazzotti, hanno apertamente ammesso che Lucio Battisti è stato per loro un esempio e una fonte di ispirazione.

Caro, indimenticabile Lucio, questo piccolo spazio è dedicato a te e alla tua memoria, nella certezza che da lassù ci guardi e sorridi quando un bambino prende per la prima volta una chitarra in mano e impara il più classico LA-MI-RE-MI della tua "Canzone del sole".
Con affetto e nostalgia...

domenica 7 settembre 2008

Vintage

Nuova sezione, prima collaborazione :)


Apre "Vintage", viaggio nel tempo, testimonianza del momento magico e probabilmente irripetibile che la musica ha vissuto a cavallo di quattro decenni (anni '40-'80). Gruppi e artisti storici, stili musicali, canzoni rese immortali.
Lo spazio sarà curato dal Dottor Dandy in persona, al debutto su queste pagine in veste di collaboratore. Lascio dunque a lui la parola, augurandogli buon lavoro e felice permanenza su Movies ;) !


Prima di qualunque altra cosa desidero ringraziarti per avermi dato la possibilità di mettere la mia esperienza a disposizione di questo tuo blog così ben fatto e curato, nel quale entro in punta di piedi e non senza un po' di emozione. Non so se il mio piccolo contributo alla fine ti soddisferà, ma ti assicuro che ci metterò tutto l'impegno necessario. Mi preme evidenziare quanto la musica, la vera musica ormai purtroppo scomparsa dalla faccia della Terra, abbia influenzato la mia vita e plasmato la mia personalità. Fin dai primi momenti della mia esistenza sono stato circondato da persone, in primis la mamma con la sua vecchia chitarra malridotta e appassionata, che mi hanno fatto ascoltare ed amare la grande musica del mondo. Parlo della musica vera, quella incisa sui dischi di vinile: Bob Dylan e le sue ballate eseguite con una semplice chitarra e un'armonica, i grandi gruppi rock di sempre come i Pink Floyd, i Led Zeppelin o i Dire Straits, fino alle semplici ma bellissime canzoni italiane di Battisti o De Andrè. C'è stato un tempo, infatti, un tempo che va dagli anni '40 fino alla fine degli anni '70, in cui la musica ha conosciuto i suoi più grandi interpreti, un tempo in cui si erano create le giuste condizioni affinchè uomini con pochi strumenti e tanta passione potessero dare sfogo al loro grande talento, creando nuovi stili e opere immortali che hanno fatto la storia.

In questo spazio, che ho chiamato "Vintage" ad indicare qualcosa che viene dal passato ma che ha ancora grande valore nel presente, vi racconterò la storia proprio di quegli uomini, attraverso semplici immagini ma anche con testimonianze audio e video appositamente selezionate dal sottoscritto. Faremo un viaggio nel tempo, in ricordo di quel momento magico e probabilmente irripetibile di cui parlavo prima, dagli anni '50 fino ai primi anni '80. Chissà, magari a qualcuno potrebbe venire voglia di andare in qualche negozio di dischi, semmai ne esistano ancora, e toccare con mano ciò di cui le mie parole possono dare solo un piccolo assaggio. Quindi preparatevi, tra poco si parte!

venerdì 5 settembre 2008

Not Too Late...

Fondamentalmente ... la classifica 2oo7 andrebbe rivista :D

[2007] Epic45 - May Your Heart Be the Map
_
A oltre un anno dalla sua uscita [Maggio 07] incontro (casualmente) questa seconda prova degli Epic45, duo inglese [Ben Holton e Rob Glover] di cui ignoravo totalmente l'esistenza fino poco tempo fa. Un disco di altri tempi, che lentamente travolge e si insinua sottopelle. Suoni dimenticati, come in una giornata d'estate, tra la luce del sole, gli alberi, la campagna, racconti degli amici, ricordi di un'infanzia che sembrava non avere fine. Una dolce e melodica malinconia, ora ambient, ora chill-out, elettronica, acustica. Musica per librarsi nel vuoto.

[2007] Dakota Suite - Waiting For The Dawn To Crawl Through And Take Away Your Life
_
Canzoni che parlano di nostalgia, di abbandono, di effimeri dolori e illusioni di felicità. Luci soffuse, ritmi rallentati, strumenti appena sfiorati nel dipingere sottovoce le nostre emozioni. Struggente, fragile e poetico, quest'ultimo lavoro dei Dakota Suite non conosce le mezze misure: certe sommesse sonorità o si rifiutano incondizionatamente o si amano perdutamente. Dedicato ai cuori infranti.

[2007] Bat For Lashes - Fur And Gold
_
4 Ragazze di Brighton, guidate dalla magnetica voce dell'anglopakistana Natasha Khan [una sorta di nuova Karen O (ma più carina XD)]: ecco le Bat 4 Lashes, conosciute nella data milanese dei Radiohead (volute da Yorke in persona come gruppo spalla). A tratti ricordano le suggestioni gotiche di Bjork, qualcosa di Patrick Wolf e Tori Amos, come nella splendida Sad Eyes (il pezzo preferito del disco per chi scrive). Fur & Gold è il loro debut album, in attesa del nuovo materiale che dovrebbe arrivare entro fine anno (all'Arena Civica hanno fatto 3/4 pezzi nuovi....uno molto Cure davvero bello).

[2007] Air Formation - Daylight Storms
_
Un disco Shoegaze. Un disco alla Slowdive. E quasi ti sembra di vederli, rivolti sulle loro chitarre, tra echi, riverberi, droni, languidi frammenti di scintillante bellezza. Ci si ritrova rapiti, dispersi, avvolti, e infine annegati in un mare di suono (il Wall of Sound del mai dimenticato LoveLess). Gli inglesi Air Formation, al terzo lavoro, tirano fuori dal cilindro un gran disco. In cui ogni pezzo sembra perfino migliore della precedente. Una chicca che gli amanti del genere non si devono lasciare sfuggire ^^