domenica 21 dicembre 2008

In Treatment

One Doctor. Five Sessions. Five Nights a Week.


La Stagione delle SerieTv è iniziata ormai da un bel . In queste ultime settimane più volte ho pensato di farne, come dire, il primo punto della situazione. Sì... di fare un bilancio di questo avvio, chi sale e chi scende, sorprese e delusioni. Il borsino dei Serial. Ma vuoi per l'assenza di parole, per il silenzio nebbioso che avvolge queste mattine, vuoi per l'abbondanza di materiale da catalogare, confrontare, analizzare, e vuoi perchè semplicemente è forse troppo presto, questa idea è rimasta tale. Fluttuante nell'aria.

Così, se questo post arriva, è solo per pronunciare due parole. Dentro di esse un consiglio di visione: In Treatment.

In Treatment è un caso. Un incontro fortuito. La Serie, remake dell'originale israeliano "Be Tipul", è andata in onda sul canale americano HBO [lo stesso di Six Feet Under] a partire dallo scorso Gennaio. La cosa simpatica [ridere per non piangere] sta nel fatto che il progetto, sceneggiato e diretto dal talentuoso colombiano Rodrigo García, fosse stato inizialmente proposto a mamma Rai per l'adattamento occidentale in una sorta di Join Venture tra svariati paesi, salvo poi naufragare davanti al parere negativo di quest'ultima che non riteneva [tanto per cambiare] il format adatto, interessante, degno di attenzione, scegliete pure voi i termini, tanto modificando il loro ordine, il risultato non cambia. Ed è così che l'idea è arrivata sui tavolini della HBO, la quale, intravedendone le potenzialità, ha ordinato prima 5 episodi, poi una stagione completa di 43.

Parlavo di incontro fortuito. E' così. La serie [shame on me] era totalmente sfuggita ai miei occhi. E l'ho recuperata grazie a Sky [canale Cult] che l'ha vista protagonista in questi ultimi mesi dell'anno.

Come descrivere In Treatment...? Con una stanza, un divano e una poltrona. Con lo Psicoterapeuta Paul Weston (uno strepitoso Gabriel Byrne, nominato come miglior attore in una serie drammatica ai prossimi Golden Globes) e suoi pazienti: Laura, la donna ad un bivio della sua vita, Alex, il pilota schiacciato dal peso delle sue azioni, Sophie, l'adolescente problematica, Jake&Amy, la coppia in crisi. E con un ulteriore paziente di eccezione, lo stesso Paul, che sul finire della settimana va a sua volta in analisi da Gina (Dianne Wiest), per anni suo mentore e guida. Ogni seduta (ogni puntata) dura circa 20 minuti e la storia si svolge lungo l'arco di nove settimane, sia nella serie, sia come 9 settimane reali in cui la storia è andata in onda sul piccolo schermo.

Non aspettatevi grande azione o funambolismi a livello registico. Anche l'accompagnamento sonoro è quasi del tutto assente. Il protagonista assoluto è la parola. La parola, il continuo parlare, che riempie ogni puntata. Lo studio di Paul sembra quasi una bolla, uno spazio parallelo, in cui il tempo e lo spazio assumono una valenza diversa. Sembra quasi di galleggiare, in assenza di gravità. Ed è in questa realtà che pian piano emerge la coscienza, il sentire puro della parte più profonda di noi. Di quelle cose che non vorremmo sapere, che non sappiamo o che magari abbiamo costantemente ignorato nel corso degli anni. Non ci sono riempitivi, anche quando si parla di cibo o di una macchina per caffè, tutto sembra avere un senso, tutto sembra avere un inizio e una fine. Come un "Epiphany" continua. Come un rinascere, o una nascere per la prima volta. E questo sbocciare è in qualche modo legato all'acqua, altro elemento conduttore di tutte le puntate. L'acqua è presente nella sigla, nel piovere quasi continuo e in un soprammobile dello studio che dondola ritmicamente allo spostarsi del liquido al suo interno. Acque uguali, eppure diverse.

Da totale profano nei confronti di questo mondo, sono rimasto affascinato dal serial. In un certo senso è come se fossi stato anch'io su quel divano, come se quello fosse il mio divano, quel posto caldo e sicuro di cui ognuno di noi ha bisogno.

Certo, ad alcuni potrà sembrare solo masturbazione mentale (pur ad altissimo livello), un noioso e lento procedere di una non storia che non finisce per ripiegarsi su se stessa. Di sicuro c'è che in Treatment non è una serie per tutti, una serie che chiede molto al proprio spettatore. Più teatro che non televisione. Un viaggio, o un romanzo di formazione. In cui, per una volta, non vengono date risposte, ma indicata la strada, svelato il cammino.

Senza dubbio la mia serie di quest'Inverno :)


"...Non c'è maggiore distanza dello spazio tra due Teste..."

martedì 9 dicembre 2008

...And all that jazz! (Parte 2)

Negli anni '30 New York acquisisce un ruolo centrale che non abbandonerà più, attirando molti musicisti tanto dal Sud quanto dal Midwest, questo grazie all'ambiente favorevole creato dalla compresenza della fiorente industria discografica e dello spettacolo, un'attivissima vita notturna che, ancorché spesso dominata dalla malavita, alimentava numerosissime sale da ballo e locali notturni, e, nel quartiere di Harlem, una folta comunità di colore che stava sperimentando un periodo di relativa prosperità. Verso la metà degli anni '30, anche a seguito dei primi disordini razziali (si ricorda la rivolta ad Harlem nel 1935), New York vide la decadenza dei locali per bianchi nei quartieri neri, tra cui il famoso Cotton Club, mentre le zone attorno a Broadway, alla Cinquantaduesima Strada e al quartiere universitario del Greenwich Village si popolarono di locali che avevano piccole formazioni jazz come attrazione principale. Le stelle di questi locali erano Billie Holiday, Art Tatum, Fats Waller, Coleman Hawkins, Lester Young. Lo stile che nacque in questi locali era rilassato e notturno, esemplificato dall'interpretazione di "Body and Soul" data in quegli anni da Hawkins, che fu anche uno degli strumentisti che resero il sax tenore la voce dominante del jazz.

Dal punto di vista musicale, mentre si afferma sempre di più la figura del solista, il repertorio si orienta in maniera predominante sulla forma della canzone in 32 battute, che può essere un tema originale o, più spesso, essere derivato da canzoni in voga, da musical o da film (non si deve dimenticare che in questi anni sono attivi nell'industria dello spettacolo alcuni formidabili autori, tra cui
George Gershwine il fratello Ira, Irving Berling, Cole Porter, e più tardi Jerome Kern): inizia così la compilazione di un repertorio di brani noti a tutti i musicisti jazz, detti standard che diventerà una delle caratterstiche del jazz per piccola formazione. Di conseguenza la ritmica abbandona i due quarti tipici del periodo di New Orleans ed è sempre più spesso in quattro quarti. Anche lo stile dell'improvvisazione si trasforma: alle variazioni melodiche e tematiche tipiche dello stile di Chicago, si sostituisce gradualmente uno stile verticale, che fa un uso intensivo degli arpeggi sugli accordi che sostengono l'armonia del brano.

Il jazz rappresenta il primo vero genere musicale moderno di ampia diffusione, la cui conoscenza è cresciuta enormemente durante tutto il 1900 rinnovandosi ogni vota nel genere fino ad arrivare nel Nuovo Millennio. Il jazz contemporaneo, così come si è modificato nel corso del Secolo scorso, è caratterizzato dall'uso estensivo dell'improvvisazione, di blue notes, di poliritmie e di progressioni armoniche insolite se confrontate con quelle in uso nella musica classica. In particolare la pulsazione ritmica jazzistica, elastica e a volte scandita in maniera ineguale, chiamata swing, ha sempre rivestito grande importanza in quasi tutte le forme stilistiche di questa musica. Caratteristica peculiare del jazz è senza dubbio l'improvvisazione la quale, partendo dalla semplice variazione sul tema iniziale, ha assunto via via sempre maggiore importanza, fino ad ottenere (nella forma che fu chiamata Free Jazz e che ebbe il suo periodo d'oro negli anni '60 e '70) la completa preminenza sul tema, che poteva anche scomparire negli esperimenti che venivano a volte chiamati "improvvisazione totale collettiva".

La formazione jazzistica moderna tipica è costituita da un gruppo musicale di dimensioni limitate. La combinazione più frequente è il quartetto, quasi invariabilmente costituito da una sezione ritmica composta da batteira, basso o contrabbasso, pianoforte e da uno strumento solista, generalmente un sassofono o una tromba. Nell'ambito della piccola formazione sono possibili e frequenti una gran varietà di cambiamenti. Per quello che riguarda la consistenza numerica, si trovano esempi di performance solistiche (spesso, ma non sempre, si tratta di pianoforte solo), fino ad arrivare al nonetto, formazione che comincia già ad assumere caratteristiche orchestrali. Si hanno anche svariatissime combinazioni per quello che riguarda la qualità degli strumenti coinvolti: si hanno esempi di jazz suonato solisticamente con la maggior parte degli strumenti orchestrali (perfino oboe e arpa) o folcloristici (ad esempio, la kora). Il jazz possiede anche una lunga tradizione orchestrale, che ha avuto come protagonisti musicisti d'eccezione. Le formazioni jazzistiche orchestrali, che entrarono in crisi profonda alla fine degli anni '30, sono oggi abbastanza rare, soprattutto a causa delle difficoltà economiche e organizzative collegate alla gestione di un complesso che comprende molte decine di musicisti.

Per lungo tempo territorio privilegiato dei musicisti afroamericani che lo inventarono, e avente come centro propulsore gli Stati Uniti d'America, il jazz è oggi suonato, composto e ascoltato ovunque in tutto il mondo come una nuova musica colta: se questo è vero soprattutto nel mondo occidentale, è anche vero che le esplorazioni delle radici musicali africane che molti jazzisti intrapresero a partire dagli anni '60 e i contatti tra culture e stili musicali caratteristici dell'ultima parte del XX° Secolo, hanno contribuito a creare molti tipi di jazz, che vanno dalla tradizionale performance per piccolo ensemble, derivato dalle esperienze boppistica e post-boppistiche, alla creazione di sonorità insolite che nascono dalla ibridazione di diverse tradizioni strumentali e musicali, fino ad arrivare a dissolversi nel genere chiamato world music (e in questo caso non si parla più di jazz).

Abbiamo così fatto un altro passo nella storia della musica moderna; la prossima volta che ci incontreremo sarà per parlare della più grande rivoluzione musicale di tutta la storia, la rivoluzione del rock n'roll!

Riferimenti per questo articolo (Parte 1 e Parte 2):
- Ted Gioia, The History of Jazz. Oxford University Press, 1998;
- Arrigo Polillo, Jazz. La vicenda dei protagonisti della musica afro-americana. Mondadori, 1997;

- www.wikipedia.org.

lunedì 1 dicembre 2008

No Line on the Horizon

01. Kitchens of Distinction - Gone World Gone (1992)
02. The Verve - Slide Away (1993)
03. Air Formation - Cold Morning (2007)
04. My Bloody Valentine - Come In Alone (1991)
05. Serena Maneesh - Selina's Melodie Fountain (2005)
06. Silversun Pickups - Melatonin (2006)
07. Fleeting Joys - The Breakup (2006)
08. Ride - In a Different Place (1990)
09. Slowdive - Waves (1991)
10. Airiel - You Kids Should Know Better (2007)

[Un nuovo Ten. Un nuovo Post. Dopo settimane di Silenzio, è ancora la musica a parlare per me. Abbassando lo sguardo per vedere cosa succede sotto di noi. Calpestando foglie ormai prive di vita. Il suono delle onde in lontananza. Bagliori di luce scintillante in questa raccolta Shoegaze. Dedicato a chi, come me, non riesce a vedere e forse mai è riuscita a farlo].

martedì 11 novembre 2008

...And all that Jazz! (Parte 1)

Riprendiamo il nostro viaggio nella musica moderna e comiciamo ad addentrarci nel cosiddetto "Secolo breve", il 1900. Abbiamo visto come l'influenza e la diffusione dei canti e delle musiche degli schiavi neri nelle piantagioni degli U.S.A. durante la seconda metà del 1800 abbiano cambiato radicalmente la musica, trasformandola in qualcosa di mai sentito prima e avvicinandola al sentimento popolare. In seguito l'abolizione della schiavitù negli U.S.A., avvenuta nel 1886, permise ai neri di diffondere la loro musica fino alla vecchia Europa.

Nei primi anni del 1900 gli schiavi ormai liberati iniziarono ad entrare in contatto con molte altre culture, soprattutto nelle città americane dove c'era una forte immigrazione dall'Europa. Una di queste, la leggendaria New Orleans, città a sud della Louisiana e grande porto fluviale sul delta del Mississippi, mito e sogno di chiunque in vita sua abbia messo le mani su una chitarra, era meta di molti immigrati europei, soprattutto inglesi, francesi e spagnoli. Qui, dall'incontro di tutte queste culture diverse con la cultura africana degli schiavi neri, nacque il genere musicale che io ritengo essere il più importante fra quelli moderni: il jazz. Le radici del jazz affondano nella cultura africana, nella vita di tutti i giorni degli schiavi neri deportati negli Stati Uniti. Queste persone avevano con sé una tradizione musicale che esprimevano mentre lavoravano (i cosiddetti "field hollers" e "work song"), mentre pregavano (gli "spiritual", che negli anni 30 del 1900 avrebbero dato origine al "gospel") e durante il loro tempo libero. Fin dagli inizi l'interpretazione jazzistica ha posto un grande accento sull'espressività, e, nel corso degli anni, anche sul virtuosismo strumentale. La musica jazz degli albori era basata su combinazioni di elementi musicali africani, articolata cioè su scale pentatoniche, con caratteristiche blue notes, mescolate ad armonie derivate dalla musica colta europea, ed un notevole uso di ritmi sincopati, e di poliritmi; musica colta e jazz si sono costantemente avvicinate al punto che non è raro assistere a performance classiche di musicisti jazz e performance jazz di musicisti classici.

Le poche testimonianze documentali di cui disponiamo ci dicono che le prime musiche riconducibili al jazz si potevano ascoltare dalle cosiddette "second line" delle bande che suonavano ai funerali. Durante il viaggio verso il cimitero, la banda "ufficiale" suonava una marcia funebre; dopo la sepoltura, il repertorio diventava considerevolmente più allegro, e la second line, in cui poteva partecipare praticamente chiunque avesse uno strumento e si sentisse di suonarlo in pubblico, si scatenava in una musica estemporanea che avrebbe dato origine alla musica poi chiamata jazz. A fenomeni simili si assisteva durante una tipica kermesse di New Orleans, la parata del "Mardi Gras" che inaugurava e inaugura ancora oggi l'apertura del carnevale. Fu dunque nel clima magmatico di New Orleans che nacquero le prime formazioni che suonavano la musica che sarebbe stata chiamata "jass" e poco dopo "jazz". Il primo musicista ad esere indicato come musicista jazz e a cui è spesso attribuito il titolo di "padre del jazz" Buddy Bolden che, internato in manicomio nel 1907, morì nel 1931 senza lasciare registrazioni e poco prima che si iniziasse a riconoscere il suo ruolo pionieristico. Si sa però che un suo gruppo godeva di una certa fama a New Orleans nel 1904; nel 1906 il pianista Jelly Roll Morton, che in seguito avrebbe reclamato per sé la paternità del nuovo genere musicale, dichiarando di averlo inventato nel 1902, compose il brano "King Porter Stomp", che fu uno dei primi brani jazz a godere di vasta notorietà. Negli anni seguenti, a New Orleans furono create molte formazioni che si dedicarono alla nuova musica: una delle preminenti fu quella capeggiata dal cornettista Joe "King" Oliver, che era chiamato il re ("King") della cornetta almeno dal 1915 (come testimoniano manifesti d'epoca). La parola jazz venne stampata da un quotidiano, per la prima volta, nel 1913.

Tra l'altro, in quegli anni furoreggiava un altro tipo di musica che aveva come protagonisti i musicisti di colore, una musica da ballo che veniva chiamata ragtime, centrata su temi e ritmi quasi bandistici e sostenuta dal virtuosismo del pianoforte, che figurava quasi sempre come strumento solista. Questa passione, che venne chiamata mania, per il ragtime, creò un terreno fertile per la creazione di una classe di musicisti di colore professionisti e acutizzò l'attenzione del pubblico verso la musica che essi producevano: in questo periodo, ragtime e jazz furono spesso contigui e il jazz ricalcava spesso la strumentazione e la struttura ritmica del ragtime (con un prevalere di ritmi bandistici in due quarti).

La prima formazione ad essere conosciuta come complesso jazz, la Original Dixieland Jazz Band (O.D.J.B.), era paradossalmente composta da soli bianchi ed era diretta dal trombettista, di origini italiane, Nick La Rocca. La O.D.J.B. suonò per la prima volta il 3 Marzo 1916 a Chicago. Il 26 Febbraio 1917 la O.D.J.B. registrò per prima, a New York, negli studi della Victor Talking Machine Company il brano "Livery Stable Blues", il primo brano jazz mai registrato, che per molto tempo valse alla O.D.J.B. il titolo di "inventori del jazz". Nel 1919 il gruppo era già in tourneè a Londra, spargendo fuori dagli Stati Uniti la nuova musica.


La migrazione degli afroamericani dal Sud al Nord degli Stati Uniti, che ebbe luogo tra il 1910 e il 1920, portò con sé anche molti musicisti di New Orleans, attratti dai maggiori guadagni che venivano offerti ai musicisti al Nord e, secondo molte testimonianze, anche dalla decadenza dell'intrattenimento a New Orleans, che viene fatta coincidere simbolicamente, con la chiusura di Storyville, il quartiere a luci rosse di New Orleans, che avvenne nel 1917 ad opera del Ministero della Guerra: la tradizione vuole che il jazz fosse nato e avesse prosperato nei bordelli del quartiere. Molto probabilmente l'importanza di Storyville per il jazz è stata esagerata, ma è certo che molti protagonisti vi suonarono, e che, forse anche a causa di questo, fin dagli inizi il jazz ebbe una pessima reputazione.

Il jazz veniva spesso portato al Nord sui battelli che risalivano il fiume Mississippi, che assumevano orchestre come intrattenimento di bordo. La meta di molti dei musicisti fu Chicago, città che attrasse anche King Oliver, e attorno alla quale si creò una scuola da cui emersero molti protagonisti soprattutto bianchi, tra cui Bix Beiderbecke, Frank Trumbauer, Pee Wee Russell. Dal punto di vista musicale il suono contrappuntistico e d'insieme delle formazioni di New Orleans cede il passo ad uno stile in cui domina la performance del solista, mentre iniziano ad emergere figurazioni ritmiche più sofisticate di quelle di derivazioni bandistica. La figura simbolo del periodo è l'immortale Louis Armstrong, che fu chiamato a Chicago dal "Re" di New Orleans Joe "King" Oliver. Dopo alcuni mesi con il gruppo di Oliver, Armstrong, con le storiche registrazioni dei suoi gruppi, gli Hot Five e gli Hot Seven, nel 1925 si affermò come il trombettista simbolo del movimento.

Finisce qui la prima delle due parti di questo articolo dedicato alla storia del jazz; la prossima volta parleremo dell'arrivo del jazz a New York e dell'epoca contemporanea.

lunedì 20 ottobre 2008

Big Wednesday

"...La grande mareggiata da Sud del 1962...
...dei tempi passati ricordo un vento che soffiava attraverso i Canyons...era un vento caldo, chiamato Santana, che portava profumi di terre tropicali...aumentava d'intensità prima del tramonto e spezzava il promontorio...
...Io e i miei amici spesso dormivamo in macchina sulla spiaggia e il rumore del mare ci svegliava...e così, all'alba, sapevamo già che per noi sarebbe stata una grande giornata..."


Certe volte capita di voltarsi, di guardare indietro, per riassaporare quell'estate, quel libro, o quella persona. I Ricordi vivono senza tempo, si alimentano di qualcosa che non si tocca e non si vede. A volte i ricordi riempiono le giornate, a volte i ricordi rimangono per sempre tali, scalfiti via via dal procedere delle stagioni, come il mare che accarezza la sabbia. A volte però i ricordi vivono con noi, sono noi e avranno ancora un'ultima occasione per diventare presente, per scaldarci il cuore, in quella nebbia di gioia e lacrime a cui non avremmo potuto comunque rinunciare.

Visto ancora oggi, a 30 anni dall'uscita, "The Big Wednesday" rimane ed è un Classico. Uno di quei Film che tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero vedere. Perchè questo Mercoledì da Leoni è uno di quei rari esempi di vita impressa su celluloide. E' la testimonianza, insieme ad altri Capolavori del periodo, penso al Cacciatore di Cimino o al primo Lucas, quello di American Graffiti, di un epoca, di una generazione, della fine di qualcosa, di un momento che non sarebbe stato più. Come una vecchia fotografia in bianco e nero, oggi sbiadita, ma pur sempre bellissima. E ancor più del Film di Lucas e al pari del Cacciatore [quest'ultimo per motivi diversi], il racconto di J.Milius riesce a scavare un mare intero di emozioni in chi lo guarda, e questo aldilà della portata storico/culturale dell'opera.

E' la storia di 3 amici: Matt, Jack e Leroy. E' la storia delle loro vite, del loro mondo, un mondo fatto di Surf e cose semplici. E' soprattutto la storia di una grande amicizia, che travalicherà le stagioni, gli anni, tra difficoltà, sofferenze, tra chi non sarebbe più tornato [dal Vietnam], e chi, pur tornando, avrebbe visto il suo mondo non tornare. Un' amicizia che, facendo il parallelo con l'altro grande protagonista del Film, il mare, seguirà l'alternarsi delle maree, i venti, e le grandi mareggiate.

Il Film è un inno alla vita, è il "crescere" dei suoi protagonisti a cavallo tra anni 60' e 70'. E' un inno a valori spesso dimenticati, al credere, anche quando credere sembra impossibile. Ed è probabilmente anche il miglior film di Surf mai fatto, seppur quest'ultimo sia solo elemento catalizzatore di qualcosa di ben più grande. Rimane nel nostro cuore, in un turbinio caldo e intenso, come l'arrivo di quel giorno tanto atteso, che vedrà i 3 amici di sempre ritrovarsi di nuovo, per un' ultima, grande, cavalcata. Come a salutare, a dire questa è stata la nostra epoca, adesso possiamo lasciare il passo a chi verrà dopo di noi. Un addio, forse. O magari solo un arrivederci. Con il nodo in gola di un abbraccio nostalgico che continua, ancora adesso.

sabato 27 settembre 2008

Nothing but Blue Skies

- A parte guardare il cielo, cosa fai ?
Niente, almeno niente che vada in qualche modo oltre.
- Oltre ?
Sì, oltre quella sensazione.
- Quale sensazione ?
Quella di andare avanti al buio, sottobraccio a...
...a uno senza braccia.

01. Mogwai - Yes! I am a Long way from Home (1997)
02. Caspian - Moksha (2007)
03. Slint - Breadcrumb Trail (1991)
04. Mono - Halcyon (Live @ Peel Session August 2004)
05. Explosions In The Sky - First Breath After Coma (2003)
06. God Is An Astronaut - Grace Descending (2007)
07. Port-Royal - Spetsnaz - Paul Leni (2005)
08. EF - Två (2008)
09. Sigur Ròs - Hafsol (2006)
10. This Will Destroy You - They Move On Tracks Of Never-Ending Light (2008)

lunedì 15 settembre 2008

And I am not frightened of dying...

Le tue geniali e dolcissime invenzioni in musica sono state il sottofondo di ogni mio giorno, non sai quante volte ho provato ad imitarti seduto davanti alla tastiera, e quanti brividi mi danno ogni volta le tue bellissime "The Great Gig in the Sky" e "Us and Them". Ero sicuro che prima o poi sarei riuscito ad incontrarti in qualche modo, avrei tanto voluto dirti grazie per avermi regalato alcune tra le più grandi emozioni della mia vita. Ma oggi il mio cuore è pieno di tristezza e il mio viso si riga di lacrime nell'apprendere che non potrò mai farlo perchè tu non ci sei più, lasci un grande vuoto dentro di me che nessuno colmerà. Con la tua scomparsa la musica perde uno dei suoi figli prediletti.

Addio caro Rick, senza la tua guida non avrei mai tenuto i denti stretti quando, da bambino, le mie mani ancora troppo piccole, faticavano nel pigiare tutti quei tasti bianchi e neri così pesanti ma così fatalmente irresistibili.


"And I am not frightened of dying, any time will do, I
don't mind. Why should I be frightened of dying?
There's no reason for it, you've gotta go sometime."
"I never said I was frightened of dying."



In memoria di Richard William Wright
28 Luglio 1945 - 15 Settembre 2008

Origini delle musica moderna: la terra del Blues

Non è facile stabilire con precisione dove e quando sia scoccata la "scintilla prima", il big bang che ha dato origine alla musica moderna arrivata poi fino a noi: su questo, infatti, i pareri sono discordanti e le prove scarseggiano. Per cercare questo fatidico evento originario dobbiamo fare qualche passo indietro nel tempo fino alla seconda metà del 1800, e immaginare di trovarci lungo il delta del fiume Mississippi, nelle piantagioni di cotone degli stati sud-occidentali degli U.S.A. (la cosiddetta Cotton Belt). Qui, tra la polvere e le fatiche, gli schiavi neri usavano scandire il tempo del duro lavoro quotidiano nei campi con canti corali molto particolari.

La melodia e la lirica di questi canti avevano una struttura antifonale (di chiamata e risposta), ed erano caratterizzate da un profondo senso di tristezza e nostalgia, dovuti allo status in cui i neri si trovavano: deportati con forza dalla loro terra di origine, l'Africa, privati della libertà, schiavi senza diritti costretti a vivere in condizioni disumane. Questi canti, il cui genere sarà poi chiamato "spiritual" per i riferimenti alla religiosità che spesso si trovano nei testi, rappresentano a mio parere il punto di svolta della musica per come era conosciuta fino ad allora. Grazie a questi canti, infatti, nati dalle sofferenze e dalle fatiche di un popolo fatto schiavo, la musica si liberò di quella sorta di pomposità e solennità che fino ad allora ne aveva fatto un piacere per pochi privilegiati, soprattutto nobili, e divenne popolare, cominciando ad assumere sonorità che ben rappresentavano la condizione dei neri americani del tempo.

Oltre ai canti, gli schiavi neri avevano anche imparato ad arrangiarsi con gli strumenti a corda, come il banjo, tollerati dai padroni che li consideravano simili agli strumenti europei tipo il violino. La musica che ne scaturiva non aveva precedenti, faceva largo uso delle cosiddette blue notes, intervalli di quinta diminuita che l'armonia classica definiva dissonanti (cioè stonati), da considerare quindi come un oltraggio a tutta la cultura musicale dominante all'epoca. Nacque così il genere che a mio parere è il vero antenato di tutti i generi musicali nati nel 1900, la "scintilla prima", l'anello di congiunzione tra la musica colta europea del 1700 e del 1800 (quella cioè di grandi maestri quali Bach, Mozart o Beethoven) e la musica moderna, la svolta epocale insomma: il blues. Il blu è il colore della sofferenza, della tristezza e della malinconia, "blues" è la parola che ha caratterizzato e caratterizza lo status e la cultura delle popolazioni nere americane. Il significato dell'aggettivo inglese "blue" è connesso all'associazione tra il colore blu e un senso di nostalgia e tristezza tipico della musica afro-americana, così com'essa era percepita dall'orecchio di uditori europei.


E' indubbio che il blues fin dalle origini fu molto influenzato da forme musicali tipiche dell'Africa centrale e occidentale. Ad esempio, la tecnica tipica del Mississippi di suonare la chitarra usando la lama di un coltello, ha corrispettivi in Africa, e anche il diddley bow, uno strumento casalingo fatto da una singola corda tesa su un asse di legno, che viene pizzicata modulando il suono tramite uno slide fatto di vetro, che si incontrava spesso nell'America meridionale agli inizi del 1900, era di derivazione africana.

Un anno fondamentale per la diffusione del blues fu il 1886, quando negli Stati Uniti d'America fu abolita la schiavitù; numerosi ex schiavi-musicisti, ottenuta la libertà, iniziarono a portare la loro musica fuori dalle piantagioni e così, nel giro di qualche decennio, questo genere nuovo fu noto ai più fino a giungere alle prime attestazioni che ci sono pervenute. Le "stonature", o meglio deviazioni dalla scala diatonica classica occidentale di cui parlavo in precedenza, ancora oggi sono il marchio indelebile del suono blues, e si possono classificare in diversi tipi a seconda dell'intervallo alle quali sono applicate.

Siamo così arrivati alla fine della prima tappa del nostro lungo viaggio; ripartiremo molto presto addentrandoci nel 1900, il secolo in cui la musica ha sviluppato e dato seguito ai grandi cambiamenti che ho descritto, il secolo delle sperimentazioni e degli eccessi, il secolo del jazz e soprattutto del rock and roll.


Riferimenti per questo articolo:
- Alan Lomax, La terra del blues. Delta del Mississippi, viaggio all'origine della musica nera. Il Saggiatore, 2005;
- Paul Oliver, The Story Of The Blues - New edition. Northeastern University Press, 1998;
- www.wikipedia.org.

domenica 14 settembre 2008

How's It Going to End ?

“ BuonGiorno !!!...e casomai non vi rivedessi, BuonPomeriggio, BuonaSera e BuonaNotte ^^ ”

martedì 9 settembre 2008

Tu chiamale, se vuoi, emozioni...

In questo giorno di dieci anni fa moriva a Milano Lucio Battisti (5 Marzo 1943 - 9 Settembre 1998), uno dei massimi cantautori della canzone italiana di sempre; aveva solo 55 anni ed era malato da tempo. Grazie alle collaborazioni con Mogol e Panella, Battisti ha creato e interpretato vere e proprie poesie in musica, emozionando intere generazioni. Le sue canzoni sono ormai parte della memoria collettiva e hanno influenzato la musica italiana per sempre: molti cantautori italiani tra i più celebri e discograficamente fortunati, come De Gregori o Ramazzotti, hanno apertamente ammesso che Lucio Battisti è stato per loro un esempio e una fonte di ispirazione.

Caro, indimenticabile Lucio, questo piccolo spazio è dedicato a te e alla tua memoria, nella certezza che da lassù ci guardi e sorridi quando un bambino prende per la prima volta una chitarra in mano e impara il più classico LA-MI-RE-MI della tua "Canzone del sole".
Con affetto e nostalgia...

domenica 7 settembre 2008

Vintage

Nuova sezione, prima collaborazione :)


Apre "Vintage", viaggio nel tempo, testimonianza del momento magico e probabilmente irripetibile che la musica ha vissuto a cavallo di quattro decenni (anni '40-'80). Gruppi e artisti storici, stili musicali, canzoni rese immortali.
Lo spazio sarà curato dal Dottor Dandy in persona, al debutto su queste pagine in veste di collaboratore. Lascio dunque a lui la parola, augurandogli buon lavoro e felice permanenza su Movies ;) !


Prima di qualunque altra cosa desidero ringraziarti per avermi dato la possibilità di mettere la mia esperienza a disposizione di questo tuo blog così ben fatto e curato, nel quale entro in punta di piedi e non senza un po' di emozione. Non so se il mio piccolo contributo alla fine ti soddisferà, ma ti assicuro che ci metterò tutto l'impegno necessario. Mi preme evidenziare quanto la musica, la vera musica ormai purtroppo scomparsa dalla faccia della Terra, abbia influenzato la mia vita e plasmato la mia personalità. Fin dai primi momenti della mia esistenza sono stato circondato da persone, in primis la mamma con la sua vecchia chitarra malridotta e appassionata, che mi hanno fatto ascoltare ed amare la grande musica del mondo. Parlo della musica vera, quella incisa sui dischi di vinile: Bob Dylan e le sue ballate eseguite con una semplice chitarra e un'armonica, i grandi gruppi rock di sempre come i Pink Floyd, i Led Zeppelin o i Dire Straits, fino alle semplici ma bellissime canzoni italiane di Battisti o De Andrè. C'è stato un tempo, infatti, un tempo che va dagli anni '40 fino alla fine degli anni '70, in cui la musica ha conosciuto i suoi più grandi interpreti, un tempo in cui si erano create le giuste condizioni affinchè uomini con pochi strumenti e tanta passione potessero dare sfogo al loro grande talento, creando nuovi stili e opere immortali che hanno fatto la storia.

In questo spazio, che ho chiamato "Vintage" ad indicare qualcosa che viene dal passato ma che ha ancora grande valore nel presente, vi racconterò la storia proprio di quegli uomini, attraverso semplici immagini ma anche con testimonianze audio e video appositamente selezionate dal sottoscritto. Faremo un viaggio nel tempo, in ricordo di quel momento magico e probabilmente irripetibile di cui parlavo prima, dagli anni '50 fino ai primi anni '80. Chissà, magari a qualcuno potrebbe venire voglia di andare in qualche negozio di dischi, semmai ne esistano ancora, e toccare con mano ciò di cui le mie parole possono dare solo un piccolo assaggio. Quindi preparatevi, tra poco si parte!

venerdì 5 settembre 2008

Not Too Late...

Fondamentalmente ... la classifica 2oo7 andrebbe rivista :D

[2007] Epic45 - May Your Heart Be the Map
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A oltre un anno dalla sua uscita [Maggio 07] incontro (casualmente) questa seconda prova degli Epic45, duo inglese [Ben Holton e Rob Glover] di cui ignoravo totalmente l'esistenza fino poco tempo fa. Un disco di altri tempi, che lentamente travolge e si insinua sottopelle. Suoni dimenticati, come in una giornata d'estate, tra la luce del sole, gli alberi, la campagna, racconti degli amici, ricordi di un'infanzia che sembrava non avere fine. Una dolce e melodica malinconia, ora ambient, ora chill-out, elettronica, acustica. Musica per librarsi nel vuoto.

[2007] Dakota Suite - Waiting For The Dawn To Crawl Through And Take Away Your Life
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Canzoni che parlano di nostalgia, di abbandono, di effimeri dolori e illusioni di felicità. Luci soffuse, ritmi rallentati, strumenti appena sfiorati nel dipingere sottovoce le nostre emozioni. Struggente, fragile e poetico, quest'ultimo lavoro dei Dakota Suite non conosce le mezze misure: certe sommesse sonorità o si rifiutano incondizionatamente o si amano perdutamente. Dedicato ai cuori infranti.

[2007] Bat For Lashes - Fur And Gold
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4 Ragazze di Brighton, guidate dalla magnetica voce dell'anglopakistana Natasha Khan [una sorta di nuova Karen O (ma più carina XD)]: ecco le Bat 4 Lashes, conosciute nella data milanese dei Radiohead (volute da Yorke in persona come gruppo spalla). A tratti ricordano le suggestioni gotiche di Bjork, qualcosa di Patrick Wolf e Tori Amos, come nella splendida Sad Eyes (il pezzo preferito del disco per chi scrive). Fur & Gold è il loro debut album, in attesa del nuovo materiale che dovrebbe arrivare entro fine anno (all'Arena Civica hanno fatto 3/4 pezzi nuovi....uno molto Cure davvero bello).

[2007] Air Formation - Daylight Storms
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Un disco Shoegaze. Un disco alla Slowdive. E quasi ti sembra di vederli, rivolti sulle loro chitarre, tra echi, riverberi, droni, languidi frammenti di scintillante bellezza. Ci si ritrova rapiti, dispersi, avvolti, e infine annegati in un mare di suono (il Wall of Sound del mai dimenticato LoveLess). Gli inglesi Air Formation, al terzo lavoro, tirano fuori dal cilindro un gran disco. In cui ogni pezzo sembra perfino migliore della precedente. Una chicca che gli amanti del genere non si devono lasciare sfuggire ^^

lunedì 25 agosto 2008

Tv-Series Fall 2oo8 Premiere Dates ^__^

Grazie a Spoiler.Tv ecco l'Elenco completo delle Premerie della nuova stagione Serie-Tv palinsesto Usa [per chi, come me, le seguirà in Lingua originale con o senza sottotitoli ita/eng]. Mancano ovviamente all'appello le Serie che torneranno a Gennaio:

- 24 [7° Season] anticipata da un Film-Tv/Prequel nel giorno 23 Novembre su Fox [qui il Trailer....attenzione a possibili spoiler (io non l'ho visto)].

- Nip&Tuck [8 episodi finali 5° Stagione]. Nip&Tuck che tornerà poi tra la fine del 2010 e l'inizio del 2011 con la sesta e (cosa confermata da poco dalla rete FX) ultima stagione.

- Lost [5° Season].

Oltre alle molte conferme [Dexter e House su tutte], grande curiosità per Fringe e True Blood [di entrambe ho già commentato il Pre-Air del Pilot in questo Post]. Darò un occhio anche al remake/Spin-Off di 90210 [almeno il Pilot] per vedere la trashata che ne tireranno fuori XD.

Ecco quindi il Listone...segnatevi le date che vi interessano, visto che dalla prossima settimana si riparte!


Serie Confermate

Tuesday, Aug. 26
Greek (ABC Family) 9 p.m.

Monday, Sept. 1
Gossip Girl (CW) 8 p.m.
One Tree Hill (CW) 9 p.m.
Prison Break (Fox) 8 p.m.

Tuesday, Sept. 2
The Shield (FX) 10 p.m.

Wednesday, Sept. 3
Bones (Fox) 8 p.m.

Sunday, Sept. 7
Entourage (HBO) 10 p.m.

Monday, Sept. 8
Terminator: The Sarah Connor Chronicles (Fox) 8 p.m.

Wednesday, Sept. 10
'Til Death (Fox) 9 p.m.

Tuesday, Sept. 16
House (Fox) 8 p.m.

Thursday, Sept. 18
It's Always Sunny in Philadelphia (FX) 10 p.m.
Smallville (CW) 8 p.m.
Supernatural (CW) 9 p.m.

Monday, Sept. 22
The Big Bang Theory (CBS) 8 p.m.
Boston Legal (ABC) 10 p.m.
CSI: Miami (CBS) 10 p.m.
Heroes (NBC) 9 p.m.
How I Met Your Mother (CBS) 8:30 p.m.
Two and a Half Men (CBS) 9 p.m.

Tuesday, Sept. 23
Law & Order: SVU (NBC) 10 p.m.
NCIS (CBS) 8 p.m.
Without a Trace (CBS) 10 p.m.

Wednesday, Sept. 24
Criminal Minds (CBS) 9 p.m.
CSI: NY (CBS) 10 p.m.
Lipstick Jungle (NBC) 10 p.m.
The New Adventures of Old Christine (CBS) 8 p.m.

Thursday, Sept. 25
ER (NBC) 10 p.m.
Grey's Anatomy (ABC) 9 p.m.
My Name is Earl (NBC) 8 p.m.
The Office (NBC) 9 p.m.
Ugly Betty (ABC) 8 p.m.

Sunday, Sept. 28
American Dad (Fox) 9:30 p.m.
Brothers & Sisters (ABC) 10 p.m.
Californication (Showtime), 10 p.m.
Cold Case (CBS) 9 p.m.
Desperate Housewives (ABC) 9 p.m.
Dexter (Showtime) 9 p.m.
Family Guy (Fox) 9 p.m.
King of the Hill (Fox) 8:30 p.m.
The Simpsons (Fox) 8 p.m.
The Unit (CBS) 10 p.m.

Monday, Sept. 29
Chuck (NBC) 8 p.m.

Wednesday, Oct. 1
Dirty Sexy Money (ABC) 10 p.m.
Friday Night Lights (DirecTV 101) 9 p.m.
Private Practice (ABC) 8 p.m.
Pushing Daisies (ABC) 9 p.m.

Friday, Oct. 3
Everybody Hates Chris (CW) 8 p.m.
Ghost Whisperer (CBS) 8 p.m.
Life (NBC) 10 p.m.
Numb3rs (CBS) 10 p.m.

Monday, Oct. 6
Samantha Who? (ABC) 9:30 p.m.

Thursday, Oct. 9
CSI: Crime Scene Investigation (CBS) 9 p.m.

Tuesday, Oct. 14
Eli Stone (ABC) 10 p.m.

Thursday, Oct. 30
30 Rock (NBC) 8:30 p.m.


Serie Nuove

Tuesday, Sept. 2
90210 (CW), 8 p.m.

Wednesday, Sept. 3
Sons of Anarchy (FX), 10 p.m.

Friday, Sept. 5
Samurai Girl (ABC Family), 8 p.m.

Sunday, Sept. 7
True Blood (HBO), 9 p.m.

Tuesday, Sept. 9
Fringe (Fox), 8 p.m.
Privileged (CW), 9 p.m.

Wednesday, Sept. 10
Do Not Disturb (Fox), 9:30 p.m.

Monday, Sept. 22
Worst Week (CBS), 9:30 p.m.

Tuesday, Sept. 23
The Mentalist (CBS), 9 p.m.

Wednesday, Sept. 24
Knight Rider (NBC), 8 p.m.
Gary Unmarried (CBS), 8:30 p.m.

Friday, Oct. 3
The Ex List (CBS), 9 p.m.

Thursday, Oct. 9
Kath & Kim (NBC), 9:30 p.m.
Eleventh Hour (CBS), 10 p.m.
Life on Mars (ABC), 10 p.m.

Friday, Oct. 10
The Starter Wife (USA), 10 p.m.

Monday, Oct. 13
My Own Worst Enemy (NBC), 10 p.m.

venerdì 22 agosto 2008

Viva La Vida !

[2008] Coldplay - Viva la Vida [and Death and all His Friends]

Attesi alla grande prova, la più difficile dopo tre album (troppo?) simili, i Coldplay sfornano semplicemente il miglior (quarto) disco che potessero realizzare.

Il migliore in relazione a molti fattori: la storia e il livello del gruppo, quello che può dare e che ha dato, la voglia di fare qualcosa di diverso, la pressione di fare qualcosa di diverso, la pressione dei Fans, della casa discografica, di tutti. In una situazione difficile, risucire a fare un bel gran lavoro. Non è cosa di poco conto.

E, ora non so in che percentuale, una fetta del merito va sicuramente al caro Brian Eno, qui nelle solite vesti di produttore. C'è un grandissimo lavoro sui suoni, molteplici strati che si sovrappongono e si fondono riuscendo però a non scadere nella sovraproduzione. Basti sentire "A Spell a Rebel Yell" [b-side di Violet Hill allegata al vinile di Nme] che sembra uscire direttamente dalle session di Joshua Tree. Poco più che un esperimento ovviamente, ma cartina tornasole del (notevole) influsso (benefico) di Eno in studio.

Cambiare senza snaturare. Abbandonare la forma strofa - ritornello - strofa - ritornello finale, riuscendo a restare radio friendly per così dire. Ne risulta un disco estremamente variegato, caratterizzato da decise sterzate sonore anche all'interno della stessa canzone, spesso accompagnate da una seconda parte in stile Ghost Track: l'apertura affidata a Life in Technicolor ricorda i Sigur Ros colorati di Hoppipolla, Lovers in Japan è uduica al 100%, mentre il fantasma di Yorke aleggia nel cantato della prima parte di 42. Fino addirittura a una spruzzata di Shoegaze (come se i MbV facessero i Coldplay) in Chinese Sleep Chant (la seconda parte di Yes).

Anche sui testi è stato svolto un gran lavoro, come dimostra tra le altre una delle gemme nascoste del disco, al momento forse il mio pezzo preferito, Strawberry Swing: delicata e "Uplifting", ricordo dei giorni di infanzia, riflessione sulla vita, sugli anni che passano, sul vedere infondo il bicchiere mezzo pieno, perchè alla fine del giro di giostra non è così importante di che colore sia adesso il cielo (non è quello a rendere una giornata, la giornata perfetta), se c'è la gioia del condividerlo insieme alla persona amata (più o meno evidente la sensazione di un testo fortemente personale da parte di C.Martin). Un inno alla vita dunque, alla bellezza del cogliere le cose, assaporandole fino infondo, con un mood positivo e speranzoso.

Grandissimo ritorno ^^

[2008] Sigur Ròs - Með Suð í Eyrum Við Spilum Endalaust

Nelle settimane seguite al Live Fiorentino ho molto ascoltato l'ultima fatica dei 4 folletti d'islanda. Quella che doveva essere una svolta netta, in realtà non si è rivelata tale. Una Progressione diversa semmai. L'album dell'assaporare i colori, dopo anni di paesaggi glaciali. L'album della gioia dell'attimo. Il loro lavoro più fragile, intimo e vulnerabile.

Registrato quasi in presa diretta tra Gennaio e Aprile 2008, per la prima volta, e per buona parte, fuori dall'Islanda, "Con un Ronzio nelle Orecchie Suoniamo all’Infinito" è la logica prosecuzione di quanto seminato con Hvarf/Heim e il progetto "Heima" [a chi non avesse visto il Dvd, consiglio assolutamente di recuperarlo visto che è eccezionale]. I pezzi hanno durata media inferiore al passato, si nota l'assenza praticamente totale della chitarra suonata con l'archetto, in qualche modo c'è una voglia di abbracciare la forma canzone nel suo accento più tradizionale. Nel complesso il suo pregio migliore è quello di poter essere ascoltato tutto, senza skippare una canzone, laddove i precedenti lavori [l'ingiustamente sottovalutato Takk su tutti] potevano risultare dispersivi sulla lunga distanza.

Nell' album convivono tre anime diverse: il lato gioioso e innovativo (le prime quattro tracce, con Gobbledigook in testa), i Sigur Ros più classici, quelli del passaggio centrale di Festival e Ara Batur (Með suð í eyrum la mia preferita), e la coda finale, che sembra quasi uscire dal disco solista di Jonsi (il cantante) con tanto di chitarrina ucustica, urletti e sospiri (che poi è anche la parte più deboluccia e meno riuscita del Cd).

Si contende con Takk un ipotetico terzo posto in graduatoria nella loro discografia, con () e Agaetis staccati in avanti (e probabilmente irraggiungibili).

Bello [ma non disperatamente bello].

domenica 10 agosto 2008

So 90's Music Videos

Proprio come il precedente Ten, anche questa nuova Compilation ha vissuto una gestazione particolarmente lunga e travagliata. L'idea di raccogliere alcuni dei migliori video anni '90 in una raccolta [2000-presente arriverà prossimamente], è stata una delle prime idee alla base della nascita di "10": posso affermare, con ragionevole certezza, che questa raccolta sia persino precedente alla nascita del Blog che oggi la va ad ospitare.

Dopo il "Continua..." trovate il video countdown preparato per l'occasione. Il criterio di scelta adottato [la selezione è stata decisamente lunga] è un compromesso tra diversi aspetti:

- Il valore affettivo personale.
- La bellezza del video [e solo in seconda battuta della canzone].
- La possibile innovazione (tecnica, visiva) apportata nel campo.
- L'essere rimasto nell'immaginario collettivo.
- L'essere diventato valore aggiunto alla canzone stessa, fino al punto di sostituirsi ad essa: la canzone che diventa colonna sonora del video, con quest'ultimo assoluto protagonista.

La scrematura fondamentale è avvenuta sulla base dell'ultimo parametro: ascoltando una data canzone, è il video la prima cosa che balza alla mente ? ancora prima di tutto il resto (nome gruppo, album, anno, testo...)...?
Solo succesivamente sono entrati in gioco gli altri 4 fattori nella selezione dei 10, sempre tenendo conto di una delle regole di base di Ten: una sola scelta per artista.

Il video hostato su YouTube, per motivi tecnici (Y. non accetta filmati di dimensione maggiore di 10 minuti per utenti Free) contiene solo pochi momenti salienti dei video. Probabilmente una versione "Full Lenght" sarà rilasciata in un prossimo futuro (solo in Free Download) con tutti i video nella loro interezza [la qualità complessiva si mantiene su buoni livelli, nonostante alcune sorgenti siano Tv-Rip].

Questo è quanto. Vi lascio al conto alla rovescia :)

lunedì 4 agosto 2008

So Far, So Good ;)

3 Album che ho particolarmente apprezzato in questa prima parte di 2oo8 musicale...

[2008] EF - I Am Responsible

Quintetto originario di Goteborg, qui al suo secondo lavoro. Post-Rock, aperture melodiche, numerosi passaggi quasi in silenzio, poche esplosioni di rumore. E' soprattutto la parte orchestrale (violoncello, tromba, glockenspiel) a costituire il tratto distintivo delle 6 tracce, attraversate da lente e profonde progressioni sonore in grado di mostrare una variegata tavolozza di toni e stati d'animo. Manca forse ancora quel qualcosa per il grande salto (più o meno la solita roba verrebbe da dire) ma si tratta di un disco ben fatto e ben suonato. Un ascolto piacevole che vi consiglio senza riserve ;)

[2008] This Will Destroy You - S/T

Ancora Post-Rock. Ancora nella suo "versante" più fragile, scostante ed emozionale. Il quartetto texano This Will Destroy You, non propone nulla che non sia stato già sentito da anni a questa parte. Ma lo fa in modo assolutamente consapevole, con coraggio e gran conoscenza della materia (pezzi come "Threads" e la lunga cavalcata "The Mighty Rio Grande" non lasciano spazi a dubbio alcuno). Dedicato agli amanti del genere ^^

[2008] M83 - Saturdays=Youth

Dream-Pop. Un pò Air, Daft Punk, un pò Shoegaze, quella che potrebbe essere la colonna sonora perfetta per un Film di Sofia Coppola [penso a Lost in Translation] come ho visto scritto in una recensione. M83, quello che era inizialmente un duo, adesso è il progetto solista del francese Anthony Gonzalez. Il disco in questione è stato stroncato da OndaRock, ma poco importa. Sentitevi Skin Of The Night [che mi ricorda qualcosa dei Cure di Disintegration, i Cocteau Twins, i Type o Negative, e Doot Doot dei Freur (pre UnderWorld)]. Non ve ne pentirete ;_;

venerdì 1 agosto 2008

We Have ... 2 Go Back !

Ultimo appuntamento con Il borsino dei Serial, Stagione 2oo7/2oo8 (palinsesto Usa). Per il gran finale, ecco arrivare il punto della situazione su Lost. Innanzitutto una precisazione: a chi non avesse ancora visto la stagione, consiglio di non andare oltre "Continua a Leggere...", pena la lettura di numerosi spoiler che potrebbero rovinare una prima visione ;)

Lost Season 4 [14 Ep.]

La Season 4 è stata la migliore da Inizio Serial. I FF, l'accorciamento del numero di puntate, la volontà di iniziare a dare risposte vere...tutto ha funzionato nella giusta misura contribuendo a mantenere altissimo il livello qualitativo dei singoli episodi (CiaoCiao ai momenti tappabuco della seconda e in parte della terza stagione). E' stata una stagione ricca, ricchissima, concentrata in un tempo relativamente breve (circa tre le settimane tra l'arrivo dei soccorsi/Naomi e la conferenza Oceanic Six, poco più di più di due fino alla Penny's Boat), gestita in modo intelligente anche nei confronti dello sciopero e del taglio delle due puntate che non ha influenzato se non in minima parte (penso al pochissimo spazio dedicato a Micheal e alla Francese) lo svolgimento degli eventi.

Con questa Season, almeno per il sottoscritto, si conclude molto di Lost: in un certo senso, e per la prima volta, si sarebbe potuto concludere qui. Una Lieve sensazione di tristezza/nostalgia, mi ha accompagnato in diversi frangenti, man mano che
il futuro e il presente si avvicinavano, come se il Finale (quello vero) fosse dietro L'angolo.

In quest'ottica appare chiara la strada tracciata per le ultime due stagioni [trattasi solo di mie supposizioni... niente di certo]:
colmare il buco di tre anni pre Jack-Barbuto, sviscerare la guerra personale Ben Vs Widmore, capire cosa sia successo nel mentre on Island (Locke Capo della combriccola che deciderà poi di tornare...ma perchè ?) e di pari passo spiegare tutti i misteri di quest'ultima (il Fumo nero, Dharma Initiative, il Piedone, L'orchidea), fino al quasi certo ritorno dei nostri nel gran finale. Lost mi mancherà, già lo so :(

Voto complessivo 4° Season -> 9

sabato 26 luglio 2008

Editors @ Fortezza da Basso [Firenze 25.o7.2oo8]

E' stata davvero una bella serata. Scontato forse da dire, ma così è :)
Partenza da Po sul prestino [partenza intelligente] per fare le cose con calma. Arrivo in Florence [solita mega coda a Peretola], macchina parcheggiata, ingresso alla Fortezza, giretto e cenetta veloce [ un mega Wurstelone LoL] prima di entrare nella Location [assai spartana] ricavata per l'occasione.

Terza Fila. Lato Bassista [ma questo sarà chiaro solo più tardi].
21.30 precise entra il gruppo di supporto, tali Three In One Gentleman Suit, gruppo Indie italiano che canta in Inglese. Quello che avevo sentito sul MaiSpeis non mi aveva convinto del tutto, ma dal vivo non mi sono affatto dispiaciuti. In particolar modo il pezzo finale [non ho idea del nome XD]. Suonano una mezz'oretta, il pubblico tuttosommato gradisce [o cmq. applaude cortesemente]. Last Song e poi via. Smontaggio dell'attrezzatura e allestimento per gli Editors. Che arrivano sul palco verso le 22.20/30 più o meno. E suoneranno circa 80 minuti lungo 15 canzoni.

Noi [Io, Sid e Calanta] siamo proprio sotto al Ciccio, il bassista del gruppo, il mitico Russell: paciocco e tranquillo, generalmente sorridente, sembra non tocchi nemmeno a Lui suonare. E con i suoi Saltelli e mossette varie manda in visibilio le prime File (e noi con Loro). Il Batterista rimane all'oscuro (proprio un piatto davanti alla sua faccia) e non lo vedrò mai per tutta la serata, ma scandisce preciso i tempi, con la il suo drumming deciso e potente. Il chitarrista, Chris Urbanowicz, l'anima dietro a quel sound tagliente che ricorda il primo Edge, rimane sull'altro lato del palco, con acconciatura e vestito decisamente particolari: troppo lontano per essere osservato attentamente (ma cmq. più occupato a suonare che non intrattenere il pubblico). E poi c'è lui, il frontman, Tom Smith, vero animale da palco, che salta, si dimena e canta dal vivo come in studio (cosa sempre più rara oggigiorno): niente da dire sull'eccellente prestazione vocale. Tom, una sorta di Ian Curtis anni 2000, ringrazia più volte un pubblico decisamente caloroso e non è difficile notare che, insieme ai 3 compagni, si sta proprio godendo la serata. Ci deve essere un Feeling particolare tra l'Italia, il pubblico Italiano e il gruppo Inglese. Lo si respira nell'aria. Lo si legge nei volti dei 4 e nel pubblico felice. Il concerto che ne segue, una scarica di enegia pura, ne è diretta conseguenza.

Apre Smokers, primo singolo dall'ultimo disco, An End Has a Start, che si alterna col primo Lp, The Back Room. C'è spazio anche per qualche B-Side, Ghost Track e una nuova canzone: No Sound But The Wind. La scaletta segue un percorso "tirato", con poco spazio a qualche lento e con l'assenza, importante ma non essenziale alla fine, di due pezzi che apprezzo particolarmente: Spiders e Push your Head Towards the Air (sarà per la prossima volta). Chiude Fingers, nel tripudio generale. Bravi, davvero bravi questi Editors :)

La gente inizia a defluire e noi rimaniano un pò lì nelle vicinanze, nella speranza di beccarli all'uscita per il possibile autografo, speranza che si dissolve poco dopo quando veniamo praticamente cacciati dai i tipi della Security -.-''

E così, con la serata di ieri, finisce la mia estate concertosa...Uff :(

L'appuntamento per un nuovo Live è fissato a data da destinarsi...con un 2oo9 che mi porterà probabilmente gli amati u2 in concerto in italia (niente di ufficiale ancora, ma la sensazione è quella....si vedrà ^^). Grazie ancora a Sid e Calanta per la bella serata (a Sid anche per il trasporto). E Grazie anche a MarineLLa del forum ufficiale degli Editors per il riepilogo della scaletta completa che potete trovare qui. Passo e chiudo ;D

sabato 12 luglio 2008

Sigur Ròs @ Giardino di Boboli [Firenze 11.o7.2oo8]

Strepitosi. Fuori parametro. Non riesco ancora a trovare la parola adatta: qualunque fosse, non renderebbe l'idea meglio del sorriso da ebete che mi sono ritrovato stampato sulla faccia per tutta la durata del concerto. La prima volta non si scorda mai, si dice (a ragione). E così è stato (e così sarà).

Arrivo [col Dandy] a Boboli verso le 21.10 facendo così in tempo a sentire un pò di Helgi, supporter (oltre che trombettista) della Band per la trance Europea del Tour: il ragazzo islandese è davvero bravino, e con la sua chitarra acustica e un cantato che ricorda quello di Jonsi, strappa (con merito) più di un applauso. Vi lascio al MaiSpeis nel caso voleste approfondire ^__^

Poi, alle 21.45 circa, arrivano loro e... [Faccina con gli occhi a forma di Cuore *__*]...

Senza Parole. Un suono pieno e potente arriva al cuore e travolge, ora con dolcezza, ora con violenza. Molto spazio a pezzi del passato recente [Glosoli, Hoppipolla, Se Lest, Olsen Olsen, Svefn-G-Englar [in apertura], Sæglópur, Með Blóðnasir], soprattutto a Takk. E poi Untitled # 8 [The Pop Song] in chiusura. Un delirio.

Hafsòl [B-Side di Hoppipolla] uno dei pezzi che mi ha emozionato di più, anche se, dall'inizio alla fine, non ho trovato una sola cosa che non mi sia piaciuta [speravo di sentire Festival...ma vabbè, sarà per la volta prox ^^]. E come non citare l'esplosione di Luci e coriandoli [con tanto di Platea tutta, in piedi a battere le mani su invito di Jonsi] su Gobbledigook [vero e proprio momento catartico, in cui ho avuto la sensazione di fare parte di qualcosa più grande, di essere stato trasportato un pò più in là]...?

Location assolutamente promossa. Sia per la cornice del Giardino di Boboli (che non ha bisogno di presentazioni), sia per la disposizione ottima della platea e della tribuna (si vedeva benissimo ovunque). Freccia sù anche per il pubblico, composto e caldo al punto giusto ^^

Qualche piccolo problema tecnico [una PallaLuce è sempre rimasta spenta, le tastiere di Kjarri con tanto di intervento del tecnico sul palco e probabile cambiamento di scaletta in corsa (e Jonsi se la rideva LoL)] mi ha avvicinato, se possibile, ancora di più all'esibizione, che in qualche modo, vuoi per le dimensioni della struttura (raccolta), vuoi per il loro fare semplice, mi ha dato l'idea di essere intima, quasi familiare, con il gusto dell'applauso, delle piccole cose, aldilà dei milioni di dischi venduti e tutto il resto. Quattro ragazzi che suonano sul palco, con le fidate Amiina (il quartetto d'archi), e si divertono.

Un grande abbraccio. Un brivido. Una Gioia immensa.

[Grazie a paranoidsoul per la foto qui Linkata ^^]

venerdì 11 luglio 2008

Blue Night [Go Away!]

Immaginate di partire. Immaginate di Lasciare, andare e non tornare. Solo voi, la vostra macchina, i vostri pensieri...e questo Cd ovviamente :-P
Un Ten volutamente notturno, elettronico, Chill-Out, Ambient. Una raccolta dalla gestazione lunghissima, modificata, cambiata, ri-assemblata più e più volte, attraverso diversi stati di umore in questi ultimi mesi. Fino alla versione finale. Questa. Buon Viaggio ;)

01. Squarepusher - Tommib (2003)
02. Boards Of Canada - Dayvan Cowboy (2006)
03. Kid Loco - Tracy (R3mix) (1998)
04. Mogwai - Friend Of The Night (2006)
05. Massive Attack - Protection (1994)
06. Lali Puna - Bi-Pet (2001)
07. Múm - Green Grass of Tunnel (2002)
08. Ulrich Schnauss - A Letter From Home (2003)
09. MDH Band - Satellite of Love (Reprise) (2000)
10. Brian Eno - An Ending (Ascent) (1983)

Ghost Track:
11. The Chemical Brothers - The Sunshine Underground (1999)

[Grazie a Manu & Keit per l'aiuto e le dritte ^^]
[Grazie a FreeFans per l'idea del linkaggio a YouTube ^^]

giovedì 3 luglio 2008

UpFronts 2oo8/2oo9

In merito ai palinsesti della prossima stagione televisiva made in Usa [che vedrà anche l'arrivo di uno Spin-Off dell'indimenticato BH 90210], pubblico una piccola preview su due nuovi prodotti (due nuove serieTv pronte a debuttare a Settembre) che per un motivo o per un altro, andranno tenute d'occhio. Trattasi di Fringe e True Blood di cui ho avuto modo di visionare il Pre-Air del Pilot (una specie di puntata prova il cui obbiettivo è quello di valutare il responso del pubblico con conseguenti possibili correzioni prima della messa in onda ufficiale).


Fringe [Pilot @ Fox (o9.o9.2oo8)]

E' su Fox che avremo modo di ammirare la nuova creatura di JJ.Abrams [Alias, Lost, Cloverfield e molto altro]. Un prodotto ad alto Budget [10 Mil. $ per il doppio Pilot] che riprende le atmosfere di X-Files in un minestrone di richiami a gran parte del mondo Sci-Fi degli ultimi anni. Tra i protagonisti, J.Jackson (il bel Pacey di Dawson's Creek) e una biondina australiana (Anna Torv *) che ribadisce l'attenzione di Abrams al detto "anche l'occhio vuole la sua parte" :P [dopo Kate di Lost]. Il Pilot conferma lo stato di produzione di alto livello, più vicina al grande che non al piccolo schermo. Ci sono quindi tutti gli ingredienti (mistero, ottima regia, scelte grafiche particolari, buon cast, e il tocco di JJ) per renderlo LA serie della nuova stagione. Sicuramente gli amanti di Lost (che avranno una piccola sorpresa nei primi minuti di visione) sapranno cosa fare fino a Gennaio 2oo9 ;)

* -> [Doing Motion Capture for PlayStation 3 game Heavenly Sword at WETA Digital in Wellington, New Zealand. Plays 'Nariko' in the game.]


True Blood [Pilot @ HBO (o7.o9.2oo8)]

HBO ospiterà invece True Blood, ovvero il nuovo lavoro del premio oscar Alan Ball [American Beauty, Six Feet Under], qui alle prese con un genere totalmente diverso, un mondo in cui i vampiri convivono con gli umani. Il Pre-Air del pilot visionato, pur essendo ancora una specie di beta (scene mancanti con cartelli, sigla da fare, finale mozzato) mi è piaciuto e fornisce qualche indizio su come potrebbe essere la serie, pur risultando impossibile, allo stato attuale delle cose, dare un giudizio definito: sembra di essere di fronte a una specie di B-Movie alla Tarantino [un pò di GrindHouse/PlanetTerror], con quel suo procedere sopra le righe, caratterizzato da personaggi trashissimi e "fuori controllo". Le prime puntate le seguirò senza dubbio, da fan di lunga data di Ball quale sono (un Ball che si conferma da sempre affascinato dalla morte).

Parallelamente è partita anche la campagna dei Viral, ispirata chiaramente ai vampiri e decisamente divertente: dal Sito ufficiale, si è indirizzati ad altri due siti, uno dedicato agli sviluppi della venuta allo scoperto dei vampiri, l'altro tutto sul Tru Blood, con il test per scoprire il tipo di sangue che fa per te - HBO reminds vampires to drink responsibly XD.