domenica 27 aprile 2008

Taxidermia

"...Noi assistiamo qui alla fine di qualcosa...e quando qualcosa arriva alla fine, allora anche il suo inizio diventa importante..."

Partiti i titoli di coda, ero bello che pronto a scriverne un Post. Poi, esattamente un' attimo dopo, avevo già cambiato idea :D
Perchè se da un lato, l'idea di raccontare di questo "giro sull'ottovolante" mi elettrizzava come non mai, dall'altro era come se sentissi il rumore del gesso che stride sulla lavagna ( avete presente ?).

Un Film del genere non vedrà mai la luce in Italia (parlando di grande distribuzione), per tutta una serie di motivi culturali, di costume (e altro)....così alla fine mi sono detto..."Perchè no ? Perchè non provare a raccontare un'opera così controversa ?"

Direi di iniziare dal "contorno", da alcune nozioni di base. "Taxidermia" è l'ultima fatica del giovane regista ungherse György Pálfi. Presentato nel corso del 59° Festival di Cannes (anno 2oo6), il film ha ricevuto un'accoglienza che dire pessima è dire poco: marea di fischi, critiche feroci, defezioni in sala fin dai primi minuti di proiezione. Una strage insomma, la garanzia del tipico responso festivaliero (Non piace ? Viene scartato ? Allora chissà, potrebbe anche essere interessante :P).

La vicenda narrata si snoda lungo l'arco di tre generazioni: le tragicomiche vite di un nonno, capitano dell’esercito durante la seconda guerra mondiale, un padre (uno sportivo professionista) e un figlio (un imbalsamatore). Tre episodi che si intersecano attraverso uno scambio di fluidi, in cui il corpo, con i suoi desideri e le sue necessità, è l’assoluto protagonista.
L'ora e mezza di visione scorre come un terremoto, costantemente in bilico tra un senso di oppressione, di fastidio pulsante, quasi fisico, prodotto da quel continuo susseguirsi di situazioni paradossali, immagini al limite della sopportazione che attingono a piene mani da tutto ciò che è senso comune trattare con delicatezza (sesso, morte, perversioni, fobie, incubi) e un rimanere estasiati davanti alla potente bellezza di tale messa in scena, dove follia e genialità si sfiorano, si uniscono, spingendo il tutto ancora un pò più in là, tra barlumi di Park, Miike, e lampi di talento visivo alla Tarsem Singh (The Cell).

Il risultato è qualcosa di unico. Qualcosa che sicuramente non sarà per tutti. Un profondo buco nero in cui non esiste consolazione, speranza, sollievo, in cui gli uomini (e le donne) sono ridotti a meri istinti animali e in conclusione neppure a quelli, vuoti soprammobili imbalsamati.

Un viaggio allucinante, visionario, surreale, eccessivo, disgustoso, da gustare (mai termine fu più azzeccato) preferibilmente lontano da familiari, fidanzati/e, mamme, animali domestici XD e con stomaco rigorosamente vuoto.

In una sola parola, Oltre.

Sito Ufficiale: Internazionale.
Sottotitoli: AsianWorld.

[Grazie a Sacura per la dritta ^^]

mercoledì 23 aprile 2008

The Big Lebowski

Lunedì sera, all'interno della rassegna Mabuse CineClub [il CineForum o CineQualcosa della mia città (per la serie ... speriamo che la pellicola regga fino alla fine :P)] e più precisamente per il Ciclo "Fratelli Coen" ho (ri)visto Big Lebowski.

Come si dice in questi casi...buona la seconda ?
:D

E' proprio vero, dannatamente vero. C'è un tempo per ogni cosa, una stagione per tutto. E questo vale sicuramente anche per il Cinema. Quel Grande Lebowski snobbato in una sera di diversi anni fa (prima delle visioni in lingua originale, prima dell'innamoramento per il cinema asiatico e l'apertura verso nuovi orizzonti cinematografici...) si è mostrato prepotentemente ai miei occhi in tutta la sua forza. Cosa importante: mi sono lasciato trasportare, mi sono fatto prendere per mano, e me lo sono proprio goduto. Davvero una scoperta, come se la volta precedente non l'avessi davvero visto.

Le scene oniriche, i personaggi tutti (quel Jesus turturriano davvero memorabile, i nichilisti, John Goodman), la sensazione che ogni elemento, ogni aspetto sia (volutamente) slegato e nel suo essere (slegato) abbia però una collocazione perfetta, come una sorta di quadro astratto e bellissimo, sono solo alcuni degli elementi che risaltano. Guardare un film dei fratelli Coen, è, in un certo senso, come leggere un trattato sul cinema: nessuna sbavatura, attenzione al minimo dettaglio, tanti generi e nessuno...una specie di marchio di fabbrica. E nel girare questo Grande Lebowski, ho proprio la sensazione che si siano divertiti...come del resto noi a vederlo [anche la Vale si è divertita, no ?] ^^

Ps: totalmente dimenticabile (imho) la scelta di tradurre Dude (Tizio, Ganzo...o Coso di Lostiana memoria :P) con quel Drugo che fa tanto Arancia Meccanica e che qui, non c'èntra davvero nulla. Posso tuttavia capire la scelta da un punto di vista sonoro, per come appunto suoni la parola, e per come non esista un corrispettivo preciso in italiano.

domenica 20 aprile 2008

Hard Candy

Prosegue il filone dei "Film mai giunti nel bel paese". Caso fortuito o meno, la sorte vuole che siano tutte produzioni generalmente interessanti.
David Slade, di cui probabilmente avete sentito parlare per l'adattamento della Graphic Novel "30 Days of Night" giunta al cinema in questi mesi (tra parentesi, operazione totalmente dimenticabile), nel 2005 tira fuori dal cilindro questo Hard Candy, che ha avuto modo di distinguersi in vari festival del cinema indipendenti.

Letteralmente Caramella Dura, Hard Candy non offre una facile lettura. E' un thriller, ma non nel senso comune del termine. Viaggia costantemente sopra le righe, provoca, disgusta, infastidisce e riesce (cosa da non sottovalutare) a mantenere altissima la tensione. Lo svolgimento della storia è assolutamente lineare, ma l'invenzione, il vero colpo di genio, consiste nel ribaltamento dei ruoli, laddove niente è più quello che sembra. Così lo spettatore si trova spaesato, perde i comuni punti di riferimento, e rimane incastrato in un meccanismo di curiosa morbosità che lo spinge a continuare la visione. Ellen Page è già bravissima (come confermerà in quel Juno uscito in questi mesi) e Patrick Wilson offre un'ottima prova. Certamente un Film atipico: e se alcuni lo troveranno un semplice esercizio di stile fine a se stesso, altri potranno apprezzare una storia ben congegnata e diretta, sicuramente lontana dalla carrellata di film fotocopia che affollano sempre più le nostre sale. Sottotitoli Italiani a cura di AsianWorld.

giovedì 17 aprile 2008

Free DownLoad

Giornata uggiosa. Vagamente autunnale. Odore di passato. Certo che questa pioggia, ha proprio stancato :P
Vabbè, parliamo di cose più interessanti. 2 Dischi, 2 ottimi dischi che vado a consigliare. Cosa stuzzicante: entrambi disponibili gratuitamente sui siti ufficiali dei rispettivi gruppi. Niente scusanti per non dargli nemmeno di sfuggita un'ascolto :P


[2008] The Depreciation Guild - In Her Gentle Jaws

Duo di Brooklyn, una totale e inaspettata scoperta di questo inizio 2oo8. Anzi, la cosa migliore di questo inizio 2oo8 musicale insieme al nuovo lavoro dei Magnetic Field [Grazie Manu per la dritta ^^]. I ragazzi hanno tirato fuori dalla soffitta un vecchio Nes e sopra a quelle musichette 8 bit hanno costruito riverberi, distese di chitarre distorte, feedback come nella miglior tradizione Shoegaze. Lo trovate nella sezione Album del loro sito, e per sicurezza, eccovi anche il loro MySpace.

[2002] Port Royal - Flares

Torniamo un pò indietro, per riscoprire un disco troppo poco conosciuto. Loro sono i Port Royal, una delle cose più belle venute fuori in Italia negli ultimi anni. Il loro disco di esordio [Flares] da Gennaio è liberamente scaricabile dal loro sito ufficiale -> Link.
Si tratta di Post-Rock (sulla scia degli scozzesi Mogwai), però più verso atmosfere ambient ed elettronica. Il classico esempio di un gruppo che se, invece di venire da Genova, fosse stato inglese, avrebbe fatto incetta di premi, vinto riconoscimenti e cose del genere. Per fortuna all'estero sono decisamente apprezzati, in Italia (suppongo) decisamente meno. Hanno all'attivo anche un secondo e un terzo disco (quest'ultimo di remix) sui quali non mi sbilancio visto che non ho avuto ancora modo di ascoltarli. Ma solo col primo, il già citato Flares, si sono ritagliati un posto importante nella scena Post-Rock degli ultimi anni (in Italia poi sono praticamente i soli). Stra-Consigliati ^___^

martedì 15 aprile 2008

Out of Control