mercoledì 15 dicembre 2010

Hardcore Will Never Die, But You Will.


14.o2.2o11

lunedì 1 novembre 2010

A Single Man

I always used to tell him that only fools greet the day with a smile...
...that only fools possibly escape the simple truth.

That now isn't simply now. It's a cold reminder.
One day later than yesterday. One year later than last year.
And that sooner or later it will come.

venerdì 22 ottobre 2010

Inception

Una potenza di potenze è una potenza che ha per base la stessa base e per esponente il prodotto degli esponenti.

domenica 26 settembre 2010

Agora

sabato 4 settembre 2010

Arcade Fire @ Arena Parco Nord [Bologna o2.o9.2o1o]

Partiamo dal retroscena. Il fatto è che io, il biglietto, lo avevo preso per vedere i Fanfarlo. Che poi ci fosse stata anche la Band Canadese era un valore aggiunto. Importante sì. Ma pur sempre aggiunto.

Il risultato è stato che, vuoi per casini, impegni e ritardi vari, i Fanfarlo me li sono persi. Per la seconda volta nel giro di due settimane per giunta. Come dire, TragediaInside. Ma dico, non li potevano far suonare alle 20 :sigh&Sob: ? Vabbè, cerchiamo di non ripensarci che è meglio.

Chiusa l'infausta e malinconica parentesi, magari potrei anche raccontare qualcosa sul gruppo della polistrumentista Régine Chassagne [perché, ricordatelo, Régine Chassagne spacca. Senza mezzi termini] o meglio del Frontman [e suo marito] Win Butler.

Inutile girarci intorno. Gli Arcade, shame on me, li ho conosciuti con quella Wake Up che apriva il Vertigo Tour [2oo5] e me ne sono invaghito due anni dopo, grazie a No Cars Go [Neon Bible (2oo7)]. Ma è solo con l'ultimo lavoro, quel The Suburbs pubblicato un mese o due fa, che ho iniziato a vederli sotto una luce diversa: in quest'ultima, lunghissima (16 pezzi) prova non sembrano quasi loro a tratti, in un minestrone che ricorda un pò tutto e tutti. Dagli Abba, ai Magnetic Fields, a quel suono epico anni 80's, arrivando perfino ai DeVotchKa (banda che suona balcanica ma che balcanica non è). Senza però mai rinnegare se stessi e quel tocco indie-snob che li ha visti erigere a band di culto.

C'èra quindi curiosità nell'attenderli al varco di un live che, nella cornice del Parco Arena Nord, assieme a qualche altro migliaio di Fans[z], si preannunciava gustoso.

Che dire ? Che il concerto me lo son visto bello spaparanzato "in collina", situazione che mi ha riportato alla mente i Radiohead dell'arena Civica. Che la serata è stata decisamente piacevole grazie anche al Valdar con al seguito Laura&Cate (Cate, non dargli retta, 500Days Of Summer va visto ;__;). E che loro, Gli Arcade Fire, sono una grande Live Band, con una sola dea da venerare e salutare come tale, al secolo Régine Chassagne [che, l'avevo già detto ma non importa, spacca, pochi c@zz1].

Sarà che son in tanti sul palco, ma il suono è pulito e corposo. Come da studio e non solo. C'è molto Suburbs e più Funeral che Neon Bible. La scaletta sarebbe perfetta se non fosse che oggi, nel 2o1o, non è concepibile, con 3 dischi alle spalle e qualche EP sparso, suonare 16 [s-e-d-i-c-i] pezzi per poco meno di 1.30 H. E Rococo ? O qualche altro pezzo ? Diciamo almeno 4 o 5 ? No via, tornate sul palco. E' uno scherzo ? Eh no, non lo è. Purtroppo no :[

Highlights molti, ma dovendo citarne uno, direi il bridge tra Power Out e Rebellion, simply outstanding *___*.

Concludo citando e parafrasando la recensione di Gianni Sibilla che meglio di me ha tradotto in parole lo spirito della serata e nel mentre vi saluto dicendo: "I need the Darkness, someone please cut the Lights" [da quella perla che è Sprawl II].


..In diversi momenti vedi ragazzini cantare quei cori come se fossero ad un concerto di altri gruppi, quelli con cui noi siamo cresciuti e che loro disprezzano: gli U2, Springsteen e via dicendo… E allora capisci che gli Arcade Fire hanno colmato un gap generazionale.
...
Il tutto finisice dopo neanche un’ora e mezza, inevitabilmente con “Wake up”, la canzone che gli (stessi) U2 non riescono a scrivere da 15 anni. Rimane un po’ di amaro in bocca perché una band così la vedresti per ore. Un trionfo, com’era lecito aspettarsi, e come è stato.

venerdì 13 agosto 2010

It Never Happened

" We look Younger than we feel and Older than we are "

sabato 19 giugno 2010

Never Let Me Go

domenica 13 giugno 2010

Fly

mercoledì 2 giugno 2010

One Minute

domenica 16 maggio 2010

Revolutionary Road

And you know what's so good about the truth?
Everyone knows what it is, however long they've lived without it.

domenica 25 aprile 2010

High Violet

May 11

sabato 24 aprile 2010

Shrink

Henry Carter: "It's all bullshit and then you die."
...
George Charles: "We knew that going in."

venerdì 26 marzo 2010

Bakjwi


venerdì 1 gennaio 2010

Where the Wild Things Are

Lo ammetto: prima di buttare giù queste due righe, me lo sono (ri)visto due volte. Al primo incontro il Film mi aveva lasciato un retrogusto amaro, una sensazione di fastidio, di insoddisfazione, persino di frustrazione. Non so se sia dipeso da me, dal mio approccio sbagliato, o magari dalla altissime aspettative che riponevo nell'adattamento su grande schermo del classico della letteratura infantile anglosassone Where the Wild things Are di Maurice Sendack. Il fatto è che stiamo parlando di un'opera ricca e densamente stratificata. La storia di un bambino, delle sue paure, dei suoi sogni, della sua incertezze, del suo passato e del suo futuro. Una sorta di romanzo di formazione che scarabocchia gli incubi e i sogni che si agitano nelle infinite possibilità dell'infanzia. Ma un racconto per l'infanzia è cosa ben diversa dal raccontare l'infanzia: chi si aspettasse la coesistenza di questi due aspetti come da tradizione Miyazakiana, si scoprirà deluso, persino annoiato [soprattutto nella parte centrale]. Qui siamo di fronte a qualcosa di diverso. Siamo di fronte ad un mondo spoglio, pericoloso, inaccogliente. Che poi è (anche) il risultato di una gestazione lunghissima, di un regista [il talentuoso Spike Jonze] quasi licenziato, di test screeening avvenuti nei primi mesi del 2008 che parlano di bambini quasi terrorizzati. Ora, il Film probabilmente non sarà perfetto, non sarà il capolavoro che in molti davano per scontato [ma come poteva essere scontato realizzare un buon film da una manciata di illustrazioni assimilabili in massimo 5 minuti di lettura ?] ma è un'opera grondante di passione, una rappresentazione visiva magnifica e sognante del mondo di un bambino. Un viaggio dentro il proprio io, in una terra selvaggia fatta di strane creature che in parte sono noi e i nostri sentimenti, in parte sono il nostro stesso mondo, i nostri affetti, le nostre perdite. Sogno e realtà, partenza e ritorno, il viaggio stesso, perché solamente attraversando un mare in tempesta [il mare del nostro cuore e della nostra mente] è possibile crescere, riconoscere le proprie responsabilità, prendere coscienza degli altri ma, prima di tutto, di noi e delle nostre zone d'ombra. In tutto questo c'è spazio per ridere, per piangere, per diventare re (illudendosi di avere uno scudo per la tristezza, grande abbastanza per tutti), per mordere e rischiare di essere mangiati, per fuggire e per rinascere.

In conclusione un film visto e girato dagli occhi di un bambino, ma dedicato a chi bambino non è più da un pezzo. Un adattamento che lascia intatto lo spirito e la magia dell'opera di Sendack, ricco di quel senso di incompiutezza e incompletezza che pervade i suoi personaggi, immerso in tramonti soffusi e melodie agrodolci. Come recita la locandina "C'è una creatura selvaggia dentro ognuno di Noi". Veramente difficile chiedere di più.

[Menzione speciale per i mostri, un pò pupazzi, un pò animatronic che in un'epoca in cui la sola strada percorribile sembra sia la CG, donano al tutto una freschezza e una fisicità inarrivabile. Tanto di cappello ^__^].