Non è facile stabilire con precisione dove e quando sia scoccata la "scintilla prima", il big bang che ha dato origine alla musica moderna arrivata poi fino a noi: su questo, infatti, i pareri sono discordanti e le prove scarseggiano. Per cercare questo fatidico evento originario dobbiamo fare qualche passo indietro nel tempo fino alla seconda metà del 1800, e immaginare di trovarci lungo il delta del fiume Mississippi, nelle piantagioni di cotone degli stati sud-occidentali degli U.S.A. (la cosiddetta Cotton Belt). Qui, tra la polvere e le fatiche, gli schiavi neri usavano scandire il tempo del duro lavoro quotidiano nei campi con canti corali molto particolari.
La melodia e la lirica di questi canti avevano una struttura antifonale (di chiamata e risposta), ed erano caratterizzate da un profondo senso di tristezza e nostalgia, dovuti allo status in cui i neri si trovavano: deportati con forza dalla loro terra di origine, l'Africa, privati della libertà, schiavi senza diritti costretti a vivere in condizioni disumane. Questi canti, il cui genere sarà poi chiamato "spiritual" per i riferimenti alla religiosità che spesso si trovano nei testi, rappresentano a mio parere il punto di svolta della musica per come era conosciuta fino ad allora. Grazie a questi canti, infatti, nati dalle sofferenze e dalle fatiche di un popolo fatto schiavo, la musica si liberò di quella sorta di pomposità e solennità che fino ad allora ne aveva fatto un piacere per pochi privilegiati, soprattutto nobili, e divenne popolare, cominciando ad assumere sonorità che ben rappresentavano la condizione dei neri americani del tempo.
La melodia e la lirica di questi canti avevano una struttura antifonale (di chiamata e risposta), ed erano caratterizzate da un profondo senso di tristezza e nostalgia, dovuti allo status in cui i neri si trovavano: deportati con forza dalla loro terra di origine, l'Africa, privati della libertà, schiavi senza diritti costretti a vivere in condizioni disumane. Questi canti, il cui genere sarà poi chiamato "spiritual" per i riferimenti alla religiosità che spesso si trovano nei testi, rappresentano a mio parere il punto di svolta della musica per come era conosciuta fino ad allora. Grazie a questi canti, infatti, nati dalle sofferenze e dalle fatiche di un popolo fatto schiavo, la musica si liberò di quella sorta di pomposità e solennità che fino ad allora ne aveva fatto un piacere per pochi privilegiati, soprattutto nobili, e divenne popolare, cominciando ad assumere sonorità che ben rappresentavano la condizione dei neri americani del tempo.
Oltre ai canti, gli schiavi neri avevano anche imparato ad arrangiarsi con gli strumenti a corda, come il banjo, tollerati dai padroni che li consideravano simili agli strumenti europei tipo il violino. La musica che ne scaturiva non aveva precedenti, faceva largo uso delle cosiddette blue notes, intervalli di quinta diminuita che l'armonia classica definiva dissonanti (cioè stonati), da considerare quindi come un oltraggio a tutta la cultura musicale dominante all'epoca. Nacque così il genere che a mio parere è il vero antenato di tutti i generi musicali nati nel 1900, la "scintilla prima", l'anello di congiunzione tra la musica colta europea del 1700 e del 1800 (quella cioè di grandi maestri quali Bach, Mozart o Beethoven) e la musica moderna, la svolta epocale insomma: il blues. Il blu è il colore della sofferenza, della tristezza e della malinconia, "blues" è la parola che ha caratterizzato e caratterizza lo status e la cultura delle popolazioni nere americane. Il significato dell'aggettivo inglese "blue" è connesso all'associazione tra il colore blu e un senso di nostalgia e tristezza tipico della musica afro-americana, così com'essa era percepita dall'orecchio di uditori europei.
E' indubbio che il blues fin dalle origini fu molto influenzato da forme musicali tipiche dell'Africa centrale e occidentale. Ad esempio, la tecnica tipica del Mississippi di suonare la chitarra usando la lama di un coltello, ha corrispettivi in Africa, e anche il diddley bow, uno strumento casalingo fatto da una singola corda tesa su un asse di legno, che viene pizzicata modulando il suono tramite uno slide fatto di vetro, che si incontrava spesso nell'America meridionale agli inizi del 1900, era di derivazione africana.
Un anno fondamentale per la diffusione del blues fu il 1886, quando negli Stati Uniti d'America fu abolita la schiavitù; numerosi ex schiavi-musicisti, ottenuta la libertà, iniziarono a portare la loro musica fuori dalle piantagioni e così, nel giro di qualche decennio, questo genere nuovo fu noto ai più fino a giungere alle prime attestazioni che ci sono pervenute. Le "stonature", o meglio deviazioni dalla scala diatonica classica occidentale di cui parlavo in precedenza, ancora oggi sono il marchio indelebile del suono blues, e si possono classificare in diversi tipi a seconda dell'intervallo alle quali sono applicate.
Siamo così arrivati alla fine della prima tappa del nostro lungo viaggio; ripartiremo molto presto addentrandoci nel 1900, il secolo in cui la musica ha sviluppato e dato seguito ai grandi cambiamenti che ho descritto, il secolo delle sperimentazioni e degli eccessi, il secolo del jazz e soprattutto del rock and roll.
Riferimenti per questo articolo:
- Alan Lomax, La terra del blues. Delta del Mississippi, viaggio all'origine della musica nera. Il Saggiatore, 2005;
- Paul Oliver, The Story Of The Blues - New edition. Northeastern University Press, 1998;
- www.wikipedia.org.
- Alan Lomax, La terra del blues. Delta del Mississippi, viaggio all'origine della musica nera. Il Saggiatore, 2005;
- Paul Oliver, The Story Of The Blues - New edition. Northeastern University Press, 1998;
- www.wikipedia.org.
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