venerdì 28 dicembre 2007

Control

C'è ancora speranza per il "cinema" italiano ? oltre ai classici film natalizi, ai titoli storpiati, ai doppiaggi spesso e volentieri da mani nei capelli, esiste un futuro ?
Beh, a guardare la sorte di questo Control si direbbe di no. La pellicola di A. Corbijn, presentata a Cannes lo scorso Maggio e uscita praticamente nelle sale di mezzo mondo, sembra che arriverà da noi direttamente in Home-Video (la news è di questi giorni). Ora visto che l'annuncio della data di uscita è un miraggio, che attendo il film in questione per curiosità personale (Corbijn, fotografo, regista di VideoClip, per la prima volta all'esame di un lungometraggio) ho dato un taglio alla lunga attesa trovando ancora una volta conforto in una visione in lingua originale e sottotitoli. Ormai quasi una costante quella della Lingua originale per il sottoscritto, una piccola "crociata" che porto avanti con amici e conoscenti: provate, anche solo una volta, la gioia del Labiale sincronizzato, della terminologia esatta, della visione in anteprima e perchè no anche del ripasso "scolastico" di inglese (che non fa mai male) e non tornerete più indietro. Quando ne parlo, lo sguardo del mio interlocutore varia dal dubbio al pensiero che sia "fuori" (e probabilmente un pò lo sono), ma fidatevi, fate almeno un tentativo....che vi costa ? :P

Chiusa la piccola parentesi sermone rompiballe di sempre, torniamo a parlare del film in oggetto. Control, in pochissime parole, è la storia dei Joy Division e del suo Leader carismatico Ian Curtis (temporalmente siamo a fine anni 70'). Dietro la macchina da presa A.Corbijn, noto regista di videoClip (u2 e compagnia) da sempre fan del gruppo e autore di alcuni storici scatti: "I Joy Division furono una tra le ragioni principali per cui decisi di venir via dal mio paese e trasferirmi a Londra...".
I fatti raccontati prendono spunto a piene mani dal libro "Touching From A Distance" della moglie di Curtis, opera resoconto della vita vissuta accanto al frontman secondo un punto di vista interno alla vita di coppia.
Numerosi elementi che indicano già in partenza come questo "Control" non sia un biopic nel senso più stretto del termine, e nemmeno una visione celebrativa della band di Manchester (Macclesfield, per la precisione) all'improvviso sovrastata da un successo inatteso. Piuttosto un racconto aperto, una visione introspettiva sulle domande, sui sentimenti, sull'essere Ian Curtis più che non sul gruppo Joy Division: alle domande si aggiungono domande. Corbijn non giudica ma riporta, cerca di far filtrare uno stato d'animo. E lo fa nel focalizzare l'attenzione per le piccole cose, nella ricerca maniacale dell'angolo di inquadratura, spesso prolungato e insistito. Lo fa nella scelta (logica e per certi versi pure scontata) di girare in un bianco e nero volutamente granuloso, per dar al tutto l'aspetto di tante istantanee, di tante fotografie come quelle in cui immortalò la band. Lo fa, infine, senza svendere il racconto alle facili sirene di grandezza, rimanendo entro il limite di un omaggio di buon gusto con l'amore di quello che era (è) un fan.
Ne risulta una pellicola sobria, senza sbavature, che forse non osa chissà quale volo spericolato o visionario, ma che esce a testa alta dal confronto (perso in partenza) con "il mondo" Joy Division, materia scottante che vive e si auto-alimenta della propria musica ancora oggi, a 30 anni dall'inizio di quella storia.

Buonissima la prova degli attori: tranne S. Morton (Deborah) quasi tutti semisconosciuti e tutti rigorosamente inglesi. Sam Riley (nella realtà cantante della band 10 000 Things) ha aderito così bene al personaggio di Ian, da arrivare a cantare/suonare realmente e in presa diretta con gli altri membri del cast. Semplicemente deliziosa Annik (A. M. Lara). La Soundtrack poi non si discute: gli stessi Joy Division, Iggy Pop, Bowie, New Order e pure i Killers che coverizzano "ShadowPlay". Tutto è al suo posto.

Concludo senza sguardi approfonditi alla trama: il film dovete vederlo e non voglio anticipare altro. Solo una piccola citazione dalla pellicola, una frase (di Curtis) che esprime, più di ulteriori inutili parole, il senso che sta in questo viaggio di 120 minuti:

"...I struggle between what I know is right in my own mind,
and some warped truthfulness as seen through other people's eyes
who have no heart, and can't see the difference anyway...
"

Trailer: Internazionale.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Corbijn da buon fotografo usa il bianco e nero in maniera magistrale.
Racconta la storia così com'é senza nessun effetto, senza nessun volo pindarico, perché deve essere così.
Mi sono emozionato davanti a questa pellicola.
Peccato che, come al solito, da noi la distribuzione faccia sempre pietà, ragionando solo nell'ottica del mercato.
Dovrebbe uscire in dvd fa un mesetto, anche se in sala é tutt'altra cosa.
Bella rece.
Byez

Sid ha detto...

Concordo!
bella rece, bel film, ottimo regista e ottimo attore protagonista.
Emozioni non scaricabili...

WhiTe ha detto...

Grazie per i complimenti ;_;