"Sono sempre stato attirato dalle coincidenze e dalle storie parallele.
Io vedo la vita come una successione di segmenti; la linearità e la cronologia non mi sembrano in grado di rendere giustizia alla realtà dell'esistenza".
Sta in queste parole il modo filmico di procedere del talentuoso regista messicano Alejandro González Iñárritu, arrivato al terzo lungometraggio con il suddetto "Babel". Una pellicola che chiude il cerchio aperto con "Amores Perros" (2000) e proseguito con l'ottimo "21 Grammi" (2003). Una trilogia (o quasi), considerate le similitudini tra le tre opere: trilogia sulla solitudine, la perdita, sulla difficoltà di comunicazione con il mondo intorno a noi e col mondo dentro di noi. La globalizzazione mondiale ha apparentemente marcato ancor di più le distanze e ci ha resi in qualche modo ancor più soli. Solo il Dolore ci unisce e ci permette "di parlare", di superare le nostre barriere e alla fine di lanciare uno sguardo di speranza oltre le difficoltà.
Una vera e propria Babele, quella filmata da Iñárritu (4 scenari, su cui spicca sicuramente quello Giapponese), accompagnato ancora una volta dal fido sceneggiatore Guillermo Arriaga e dal direttore della fotografia Rodrigo Prieto, capace di ricreare paesaggi sospesi tra sogno e realtà. Storie diverse che si incontrano e si scontrano (ricordate il premio oscar dello scorso anno, "Crash"...?). Tra le altre, ottima prova del bel B.Pitt, che regala un'altra prestazione maiuscola alla sua carriera (Seven, Fight Club, Spy Game, Sleepers), e della bravissima Rinko Kikuchi. Nota di merito anche per la colonna sonora che riprende il tema di "21 Grammi" aggiungendo il genio di Ryuichi Sakamoto che chiude l'opera col suo malinconico pianoforte.
Una pellicola struggente e toccante (una delle migliori di questa stagione cinematografica), che certamente non vi lascierà indifferenti. Premio per la miglior regia a Cannes 2006.
Io vedo la vita come una successione di segmenti; la linearità e la cronologia non mi sembrano in grado di rendere giustizia alla realtà dell'esistenza".
Sta in queste parole il modo filmico di procedere del talentuoso regista messicano Alejandro González Iñárritu, arrivato al terzo lungometraggio con il suddetto "Babel". Una pellicola che chiude il cerchio aperto con "Amores Perros" (2000) e proseguito con l'ottimo "21 Grammi" (2003). Una trilogia (o quasi), considerate le similitudini tra le tre opere: trilogia sulla solitudine, la perdita, sulla difficoltà di comunicazione con il mondo intorno a noi e col mondo dentro di noi. La globalizzazione mondiale ha apparentemente marcato ancor di più le distanze e ci ha resi in qualche modo ancor più soli. Solo il Dolore ci unisce e ci permette "di parlare", di superare le nostre barriere e alla fine di lanciare uno sguardo di speranza oltre le difficoltà.
Una vera e propria Babele, quella filmata da Iñárritu (4 scenari, su cui spicca sicuramente quello Giapponese), accompagnato ancora una volta dal fido sceneggiatore Guillermo Arriaga e dal direttore della fotografia Rodrigo Prieto, capace di ricreare paesaggi sospesi tra sogno e realtà. Storie diverse che si incontrano e si scontrano (ricordate il premio oscar dello scorso anno, "Crash"...?). Tra le altre, ottima prova del bel B.Pitt, che regala un'altra prestazione maiuscola alla sua carriera (Seven, Fight Club, Spy Game, Sleepers), e della bravissima Rinko Kikuchi. Nota di merito anche per la colonna sonora che riprende il tema di "21 Grammi" aggiungendo il genio di Ryuichi Sakamoto che chiude l'opera col suo malinconico pianoforte.
Una pellicola struggente e toccante (una delle migliori di questa stagione cinematografica), che certamente non vi lascierà indifferenti. Premio per la miglior regia a Cannes 2006.
Curiosità: B.Pitt ha rinunciato a uno dei ruoli principali di "The Departed" per partecipare a questo Film.
La Frase: "If You Want to be Understood...Listen".
Trailer: Internazionale - Italiano.
La Frase: "If You Want to be Understood...Listen".
Trailer: Internazionale - Italiano.
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