venerdì 28 dicembre 2007

Control

C'è ancora speranza per il "cinema" italiano ? oltre ai classici film natalizi, ai titoli storpiati, ai doppiaggi spesso e volentieri da mani nei capelli, esiste un futuro ?
Beh, a guardare la sorte di questo Control si direbbe di no. La pellicola di A. Corbijn, presentata a Cannes lo scorso Maggio e uscita praticamente nelle sale di mezzo mondo, sembra che arriverà da noi direttamente in Home-Video (la news è di questi giorni). Ora visto che l'annuncio della data di uscita è un miraggio, che attendo il film in questione per curiosità personale (Corbijn, fotografo, regista di VideoClip, per la prima volta all'esame di un lungometraggio) ho dato un taglio alla lunga attesa trovando ancora una volta conforto in una visione in lingua originale e sottotitoli. Ormai quasi una costante quella della Lingua originale per il sottoscritto, una piccola "crociata" che porto avanti con amici e conoscenti: provate, anche solo una volta, la gioia del Labiale sincronizzato, della terminologia esatta, della visione in anteprima e perchè no anche del ripasso "scolastico" di inglese (che non fa mai male) e non tornerete più indietro. Quando ne parlo, lo sguardo del mio interlocutore varia dal dubbio al pensiero che sia "fuori" (e probabilmente un pò lo sono), ma fidatevi, fate almeno un tentativo....che vi costa ? :P

Chiusa la piccola parentesi sermone rompiballe di sempre, torniamo a parlare del film in oggetto. Control, in pochissime parole, è la storia dei Joy Division e del suo Leader carismatico Ian Curtis (temporalmente siamo a fine anni 70'). Dietro la macchina da presa A.Corbijn, noto regista di videoClip (u2 e compagnia) da sempre fan del gruppo e autore di alcuni storici scatti: "I Joy Division furono una tra le ragioni principali per cui decisi di venir via dal mio paese e trasferirmi a Londra...".
I fatti raccontati prendono spunto a piene mani dal libro "Touching From A Distance" della moglie di Curtis, opera resoconto della vita vissuta accanto al frontman secondo un punto di vista interno alla vita di coppia.
Numerosi elementi che indicano già in partenza come questo "Control" non sia un biopic nel senso più stretto del termine, e nemmeno una visione celebrativa della band di Manchester (Macclesfield, per la precisione) all'improvviso sovrastata da un successo inatteso. Piuttosto un racconto aperto, una visione introspettiva sulle domande, sui sentimenti, sull'essere Ian Curtis più che non sul gruppo Joy Division: alle domande si aggiungono domande. Corbijn non giudica ma riporta, cerca di far filtrare uno stato d'animo. E lo fa nel focalizzare l'attenzione per le piccole cose, nella ricerca maniacale dell'angolo di inquadratura, spesso prolungato e insistito. Lo fa nella scelta (logica e per certi versi pure scontata) di girare in un bianco e nero volutamente granuloso, per dar al tutto l'aspetto di tante istantanee, di tante fotografie come quelle in cui immortalò la band. Lo fa, infine, senza svendere il racconto alle facili sirene di grandezza, rimanendo entro il limite di un omaggio di buon gusto con l'amore di quello che era (è) un fan.
Ne risulta una pellicola sobria, senza sbavature, che forse non osa chissà quale volo spericolato o visionario, ma che esce a testa alta dal confronto (perso in partenza) con "il mondo" Joy Division, materia scottante che vive e si auto-alimenta della propria musica ancora oggi, a 30 anni dall'inizio di quella storia.

Buonissima la prova degli attori: tranne S. Morton (Deborah) quasi tutti semisconosciuti e tutti rigorosamente inglesi. Sam Riley (nella realtà cantante della band 10 000 Things) ha aderito così bene al personaggio di Ian, da arrivare a cantare/suonare realmente e in presa diretta con gli altri membri del cast. Semplicemente deliziosa Annik (A. M. Lara). La Soundtrack poi non si discute: gli stessi Joy Division, Iggy Pop, Bowie, New Order e pure i Killers che coverizzano "ShadowPlay". Tutto è al suo posto.

Concludo senza sguardi approfonditi alla trama: il film dovete vederlo e non voglio anticipare altro. Solo una piccola citazione dalla pellicola, una frase (di Curtis) che esprime, più di ulteriori inutili parole, il senso che sta in questo viaggio di 120 minuti:

"...I struggle between what I know is right in my own mind,
and some warped truthfulness as seen through other people's eyes
who have no heart, and can't see the difference anyway...
"

Trailer: Internazionale.

sabato 22 dicembre 2007

Exiled

CinePanettone ? No, Grazie ;)

Torno ad occuparmi di "Movies" dopo un bel pò di tempo. E lo faccio ripartendo da quella che era la bozza iniziale di questo blog: l'incontro, la scoperta, e l'innamoramento verso il cinema asiatico. Di questo (e poco altro) avrebbe dovuto parlare Movies On The Radio. Le cose poi sono andate diversamente (per fortuna o meno sta anche voi dirlo) anche se quello slancio iniziale è rimasto lì, intatto, e capita che qualche volta (come adesso) torni prepotentemente alla carica.

Così eccomi a parlare di Exiled, 44^esimo film di Johnny To, uno dei principali e più profilici registi made in Hong Kong degli ultimi anni. Presentato alla mostra di Venezia 2oo6, arriva solo adesso davanti ai miei occhi con un grazie grande così agli amici di AsianWorld autori dei Subs in italiano per la pellicola in questione che, guarda caso, non ha mai visto luce nei cinema nostrani.
Exiled, segna anche la mia prima volta con Johnny To: non nego quindi di non aver metri di paragone con sue precedenti o successive visioni. Ne risulta di fatto un giudizio parziale, condizionato e trascinato dall'impulso del momento. Tuttavia la sua vittoria nel X AsianWorld Award (*) mi conforta sul fatto di non aver preso un totale abbaglio.

Perchè questo Exiled, diciamolo, è davvero bello. Un' opera maliconica e al contempo divertente. Un pò noir, un pò western (si tirano in ballo i classici di Sergio Leone), un pò Gangster Movie. La storia di 5 Killer, di cinque amici di sempre, che si ritrovano costretti l’un contro l’altro a causa del tradimento di uno di loro nei confronti di un potente Boss. Il fato e il destino (la monetina) li guideranno verso un memorabile finale.
A cuore aperto, è difficile non lasciarsi trascinare dalla potenza visiva di alcune sequenze (fotografia ineccepibile) caratterizzate da un accompagnamento sonoro sempre azzeccato. To disegna una parabola poetica e emozionale. Lo fa con una naturalezza e sincerità che lascia basiti, con un tocco che difficilmente si ritrova nella produzione occidentale anche nel gestire momenti che avrebbero potuto risultare fuori contesto o perfino eccessivi (la RedBull che vola impazzita). Uno stile unico per un film imperdibile per gli amanti del cinema asiatico.

Trailer: Internazionale.

(*) -> L' Asian World Movie Award è l'annuale concorso indetto dal sito, volto a premiare il miglior film asiatico subbato in italiano nell'arco dell'anno (capita quindi che vengano a confrontasi pellicole di anni diversi). La votazione è aperta a tutti membri del forum.

mercoledì 12 dicembre 2007

Gli Anni ...

Questa è dedicata al Dandy [Ok Ok, ho fatto qualche cambiamento, tolto Renato, ma più o meno siamo lì] ... "Il tempo passa per tutti lo sai, nessuno indietro lo riporterà neppure noi..." [e qui abbracci, occhioni luccicosi e un bel sospirone]. 4 "10" di fila, c'è poco da aggiungere, sono in fase "Compilation SiSi" :D


01. 883 - Gli Anni (1995)
02. N.Fabi - Capelli (1997)
03. G.Grignani - Destinazione Paradiso (1995)
04. Negrita - Ho Imparato a Sognare (1997)
05. S.Bersani - Spaccacuore (1994)
06. Ligabue - Ho Messo Via (1993)
07. LunaPop - Un Giorno Migliore (1999)
08. 883 - Ti Sento Vivere (1995)
09. S.Bersani - Giudizi Universali (1997)
10. A.Celentano - L'Emozione Non Ha Voce (1999)

Ghost Track:
11. A.Venditti - Notte Prima degli Esami (1984)

martedì 11 dicembre 2007

Nu Metal / Post Grunge

Inscatolare la musica in una frase: possibile ? Of Course Not. E Nonostante ciò, ecco arrivare un nuovo Ten, dal sapore vagamente funereo (blu tenebra) nel ricordo del Nu Metal che fu. Tra l'altro il genere non è molto vicino ai miei gusti attuali (che è un modo carino per dire che siamo come il giorno e la notte) ma la sequenza qui proposta si lascia ascoltar volentieri, con qualche picco verso l'alto che farà piacere agli irrecuperabili nostalgici.

01. Crossfade - The Deep End (2004)
02. Korn - Make Me Bad (1999)
03. Nickelback - PhotoGraph (2005)
04. Deftones - Minerva (2003)
05. Staind - It's Been a While (2001)
06. Puddle of Mudd - Blurry (2002)
07. P.o.D. - Alive (2001)
08. Limp Bizkit - My Way (2000)
09. Linkin Park - Somewhere I Belong (2003)
10. A Perfect Circle - Vanishing (2003)

Ghost Track:
11. Filter - Take a Picture (1999)

mercoledì 5 dicembre 2007

2oo7 Songs [Red]

L'altra faccia delle canzoni dell'anno, quello più sfacciatamente Pop, in una nuova compilation secondo il WhiTe pensiero. Tormentoni, ballatone, alta rotazione su Mtv. Ma se vi aspettavate i Tokio Hotel, avete ovviamente sbagliato persona :P

01. Peter Cincotti - Goodbye Philadelphia (East Of Angel Town)
02. The Midway State - Unaware @ Studio Edit (Untitled@2008)
03. Stereophonics - It Means Nothing (Pull The Pin)
04. Ghosts - The World Is Outside (The World Is Outside)
05. Take That - Rule The World (Stardust Ost)
06. James Blunt - Same Mistake (All The Lost Souls)
07. Travis - Closer (The Boy With No Name)
08. Snow Patrol - Signal Fire (Spiderman 3 Ost)
09. Angels And Airwaves - Call To Arms (I.Empire)
10. Jovanotti - Fango (Safari)

martedì 4 dicembre 2007

2oo7 Songs [Blue]

Le (mie) canzoni dell'anno. Only 2 rules: no alle ripetizioni di band, no ai numerosi passaggi radiofonici [niente "Hit Single"]. Alcune scelte non facili, altre scontate, altre...sorprese. Questo è quanto. Good Listening ;)


01. A Toys Orchestra - Invisible (Technicolor Dreams)
02. Sigur Rós - Hljomalind (Hvarf-Heim)
03. The Mary Onettes - Lost (The Mary Onettes)
04. The Killers - Sweet Talk (Sawdust)
05. Editors - Push Your Head Towards The Air (An End Has A Start)
06. Arcade Fire - No Cars Go (Neon Bible)
07. The Flaws - Slow Dance (Achieving Vagueness)
08. The Boxer Rebellion - Soviets (Untitled@2008)
09. Radiohead - All i Need (In Rainbows)
10. Bloc Party - Srxt (A Weekend In The City)

Ghost Track:
11. The Smashing Pumpkins - United States (Zeitgeist)

NB: non è una classifica di gradimento, ma solo la scaletta di un ipotetico Cd (55 minuti circa, compresa la Ghost Track) con la precisa collocazione di ogni pezzo.

venerdì 16 novembre 2007

Lurgee

I feel better,
I feel better now you've gone

I got better,
I got better, I got strong

I feel better,
I feel better, now there's nothing wrong

I got better,
I got better, I got strong

Tell me something,
Tell me something I don't know

Tell me one thing,
Tell me one thing, let it go

I got something,
I got something heaven knows

I got something,
I got something I don't know


Radiohead. Anno 1993. Pablo Honey, l'album, il disco di debutto. A oltre 10 anni di distanza, è difficile oggi giudicare quel lavoro, figlio del tempo, del Brit-PoP, dei primi anni 90, di una band ancora alla ricerca di un propria identità e che avrebbe, in seguito, stupito il mondo intero con canzoni e album straordinari. Nonostante quindi la convivenza di Pablo con i suoi "fratelli maggiori" (da "The Bends" in poi) non sarebbe stata facile, è innegabile come questo lavoro abbia un fascino tutto suo, a cavallo tra la freschezza di una band che aveva ancora tutto da dire e la voglia di raccontare, comunicare, con solo 4 strumenti e una voce, senza pressioni, senza computer, sovraincisioni, mixaggi arditi.
Per molti parlare di Pablo Honey significa parlare di "Creep", una delle canzoni più famose della band, la loro prima vera Hit, la canzone "Live" per eccellenza per molto tempo. Oggi, tuttavia, parleremo di altro. Oggi, voglio raccontare la mia canzone di quel disco.
Lurgee.
Letteralmente il temine (britannico) fa riferimento ad un stato di malessere non ben definito, non necessariamente qualcosa di serio, ma che potrebbe essere contagioso. Associata all'aver bevuto acqua contaminata nel secondo conflitto mondiale, la parola divenne di uso comune negli anni 50' attraverso uno show radiofonico della BBc: "Lurgee" era una strana malattia scoperta da due dottori, entrambi proprietari di negozi musicali, che poteva essere curata solo suonando in una band (?!?).
Track numero 11 (la penultima), musicalmente affascinante, la canzone deve molto (opinione personale) ad un certo tipo di sound u2ico, soprattutto nello spezzone finale dove una chitarra vagamente Edg(iana) attira l'attenzione, in un vortice di echi e voci sussurrate. Il testo (che ho sopra riportato) come vedete è molto semplice, ma non per questo scontato o banale o meno incisivo. Quel "I Fell Better" più volte ripetuto sembra connotare un stato positivo e di miglioramento. Tuttavia qualcosa non quadra, anche senza capire le parole, tra una melodia apparentemente felice e un incedere del cantato non certo solare. Così, nella seconda seconda parte, "Better" diventa "Don't Know" e si realizza che le prime parole, "I Got Strong", "There's Nothing Wrong" sono quelle classiche parole di incoraggiamento che ci ripetiamo per auto-Convincerci che tutto stia andando bene, che non c'è niente che non vada, quando in realtà niente sta andando nel verso giusto. "Tell me something...Tell me one thing": l'idea, a questo punto, è quella di una storia (importante) che è terminata. Si cerca di andare avanti, si cerca di trovar(n)e i lati positivi, il fatto di essere migliorati, di essere in un certo senso più ricchi di prima. Ma la verità è che c'è una gran vuoto dentro noi. E allora, guardando indietro, la richiesta di un segnale, un contatto, anche solo una semplice parola, per capire che sì, alla fine, ne è valsa la pena o che forse c'è ancora una speranza. Che quel qualcosa c'è davvero stato, non l'abbiamo solo sognato, e che, ancora adesso, sopravvive, seppur in forma diversa. In quest'ottica (che è più meno la stessa interpretazione data da Tom Yorke, il cantante della band, in un Live del 1996) la canzone diventa struggente: l'ultimo minuto, del tutto strumentale, attraverso un gioco di echi e voci che si rincorrono, sembra rappresentare in musica, le voci, le sensazioni, i momenti, un passato così lontano, così vicino. E' difficile da descrivere a parole (che è un bene) quello stato d'animo. Ma quel minuto finale "E'" quello stato d'animo. E' come vedere qualcosa ad occhi chiusi. Sentirlo, oltre. E seppur tagliente e triste da portare alle lacrime, è anche e paradossalmente gioia, una liberazione, un respirare a pieni polmoni. Semplicemente nè bianco, nè nero: scala di grigi.

domenica 4 novembre 2007

Ratatouille

Ratatouille....? Beh, voto 8. E, diciamocelo, i miei pensieri a riguardo terminano più o meno qui. Circa una settimana pensando a cosa scriverne, un voto, poi il vuoto. Cosa raccontare dunque dell'ultima fatica Pixar ? Che fondamentalmente segna (ancora una volta) un deciso balzo in avanti per quanto riguarda l'animazione digitale (ormai su livelli strepitosi) ? Che, come ogni grande film che si rispetti (per favore, non parliamo di "Cartone Animato"), offre molteplici livelli di Lettura ? Oppure che, semplicemente, è il miglior Film Pixar prodotto fino ad oggi ?

Certo, tutto questo. Questo ed altro. Molto altro. Ma trovo alquanto riduttivo (almeno in questo caso) affrontare tutta la trafila di raccontarvi la trama, spendendo aggettivi iperbolici, paragoni, citazioni, applausi e sorrisi gustosi. Quindi vi (mi) risparmio il sermone (bla, bla, bla...) e passo direttamente alla sola, vera, unica portata che meriti attenzione. Una scena, una sola (non vi dirò qual'è), l'anello di congiunzione tra milioni di poligoni e qualcosa che va oltre, che travalica l'essere semplice "cartone", che segna uno scarto (netto) tra ciò che è stato fino adesso e ciò che potrebbe non essere più lo stesso. Un momento registicamente atteso (la macchina si muove e intuiamo già cosa accadrà) ma che nella sua semplicità, lascia a bocca aperta (perché nessuno vi hai mai pensato prima ?). Infinita letizia della mente candida. Tornare bambini, che non vuol dire tornare stupidi o forzatamente ingenui, ma gioire completamente di un attimo perduto, abbracciando se stessi, come quel giorno di natale, scartando i regali, nessun dubbio, nessun pensiero. Pixel che respirano, sognano, amano e si cullano in un ricordo a lungo dimenticato. Il film, per chi scrive, è tutto in quei 30 secondi, l'attimo più alto, dove i 110 minuti di proiezione iniziano e terminano allo stesso tempo.

Ratatouille, ovvero innamorarsi del cinema, un'altra volta.

sabato 20 ottobre 2007

I Sigur Ròs tornano a "Casa"

Meno di due settimane. Tornano i Sigur Ros. Un Film documentario. Un doppio Cd. La data da segnare sul calendario è il 5 Novembre ^_^

"Heima" (Casa) è il film/documentario. In Italia sarà presentato in anteprima, settimana prossima a Roma durante la mostra del cinema (invidio tantissimo chi avrà modo di andarci). Uscirà in due versioni: due dischi e due dischi + libro [Il libro contiene un photobook di 116 pag. circa che documenta il tour]. Per chi non l'avesse visto si goda lo stupendo trailer [la canzone in sottofondo è "Í Gær" una delle "nuove" canzoni].





Tracklist:

01. Ágætis Byrjun
02. Dauðalagið
03. Gítardjamm
04. Glósóli
05. Heima (brand new song)
06. Heysátan
07. Hoppípolla / Með Blóðnasir
08. Olsen Olsen
09. Popplagið
10. Samskeyti
11. Sé Lest
12. Starálfur
13. Vaka (Alafoss)
14. Vaka (Karanjukar)
15. Von
16. Memories Of Melodies (4.18 - featurette)
17. Páll from Húsafell (4.45 - featurette)
18. Thorrablót (6 mins. - featurette)
19. Tour diary (9 mins. - featurette)

"Heim / Hvarf" è invece il doppio Cd: alcuni inediti [pezzi già apprezzati Live nel corso di questi anni] e alcuni classici rivisati in chiave acustica. "Hljómalind" (primo singolo estratto, in uscita settimana prox e risalente alla fase di "Ágætis Byrjun") la potete già ascoltare sul myspace del gruppo insieme ad altre song.

Tracklist:

Disc 1 - Hvarf
01. Salka
02. Hljómalind
03. I Gær
04. Von
05. Hafsól [già B.Side di Hoppípolla nel 2005]

Disc 2 - Heim
01. Samskeyti (Live)
02. Starálfur (Live)
03. Vaka (Live)
04. Ágætis Byrjun (Live)
05. Heysátan (Live)
06. Von (Live)

mercoledì 10 ottobre 2007

In Rainbows [Radiohead]

«La prima stesura la devi buttare giù col cuore. E poi la riscrivi con la testa. Il concetto chiave dello scrivere è... scrivere» (S.Connery in "Scoprendo Forrester"). Un fugace pensiero, e poi si parte, lasciando fluire le parole in presa diretta, come una registrazione Live in cui si cerca di cogliere il momento, uno stato d'animo, un'emozione. E' il cuore che traccia la via, la mano lo segue. E' così anche stavolta, un attimo fuggente a guidarmi, un attimo atteso 4 anni.

"In Rainbows", la nuova opera dei Radiohead, oggettivamente una delle più grandi band degli ultimi 10/15 anni (senza nulla togliere al vostro gruppo preferito, o al mio - i "soliti" u2 per chi non lo sapesse ancora -), è uscito stamattina, 10.10.2007 ore 8.31 italiana (ora in cui ho ricevuto la mail per il downalod che avevo pre-ordinato). Arriva dopo un silenzio lungo 4 anni, un disco solista di Tom Yorke (The Eraser), e tanti punti interrogativi. Un file .zip, poco meno di 50 minuti di musica e 10 pezzi (il secondo Cd arriverà solo a chi ordinato il DiscBox da 60 euri, a partire dal 3 dicembre). Unzippare un file non sarà mai (mai) come andare al negozio, prendere il tanto agognato Cd, arrivare a casa, scartare, annusare quell'inconfondibile odore di nuovo, dare un'occhiata ai testi, alla grafica, mettere il Cd nel proprio lettore, sdriati sul letto, e partire all'ascolto in religioso silenzioso (e staccato pure il telefonino, 'che non ci sono per nessuno per la prossima ora). Ma questo (il file .zip) è quello che offre la casa, che offrono i tempi e quindi ho cercato solo di non pensarci, o pensare che il rituale sia stato solo rimandato di qualche settimana.
Parte dunque l'ascolto. E lo gusto pian piano. Ogni traccia 2/3/4 volte, fino a metà (la traccia n^5). Ho deciso di seguire questa strada (a dire il vero senza pensarci troppo, è venuto così e basta): ripetizione di singola canzone, piuttosto che intero ascolto e di nuovo intero ascolto. Così' alla fine ho impiegato un'intera giornata per sentire e risentire a fondo "solo" 10 pezzi, integrando passo dopo passo, anche i Testi che hanno dato una nuova dimensione alle sensazioni, un nuovo punto di vista. Ma non volevo finire per razionalizzare troppo, ed è anche per questo che ho deciso di buttare giù subito, quelle che alla fine solo sensazioni a caldo (considerato che sono pure di parte quando si tocca il tasto Radiohead). Ed eccole quelle sensazioni.

"15 Step". Rumori, campionamenti, elettronica. Kid A. E' lui. Si inizia in modo inconfondibile, guardando indietro. Ma nemmeno un minuto che già si cambia rotta ed arriva un arpeggio che cambia direzione al pezzo. Ho come la sensazione di sentire a tratti perfino i Kula Shaker, e i coretti dei bambini, che lollosi. Introduzione che ci stava tutta.

"Bodysnatchers". Ullallà. Parte bella potente. Sporca. Rockettara. Chitarre distorte, vagamente 70's, vintage o quello che volete. E poi appare ancora una volta la psichedelia di Kid A. Circa a metà cambia totalmente (proprio come se fosse un'altra canzone) per poi cambiare di nuovo e alla fine riprendere in mano se stessa, lasciandosi andare ad un finale furioso (chissà Live, mi dico...). Gran Pezzo e il passaggio "I have no idea what I am talking about / I'm trapped in this body and can't get out" chiude il cerchio. Alla fine risulterà il solo momento "tirato" del lavoro (tra parentesi, riuscito alla grande).

"Nude". Scopro essere un vecchio pezzo, nell'aria già all'epoca del tour di "Ok Computer". Una specie di Sweetest Thing insomma, tenuta nel cassetto, e tirata fuori per l'occasione giusta, dopo una bella lucidata. Lenta e Languida, nastri mandati al contrario. Dolce e sognante la voce di Yorke. E gli archi arrivano al punto giusto. Il testo sembra affrontare un' oscura sensazione di vuoto, la mancanza di qualcosa quando si ha tutto. Dietro l'angolo rapporti interpersonali, di coppia ( tradimento ?), e l'amore.
"Now that you've found it, it's gone / Now that you feel it, you don't". Tuffo nel passato. Commovente.

"Weird Fishes/Arpeggi". Mid-Tempo. Chitarre acustiche che sembrano rincorrersi e tenuto sonoro ricco (ricchissimo) e mutevole. Sul finale aumenta il Delay e tutto risulta effettato, distorto. Si nota, a questo punto traccia n^4 lo posso dire senza remore, una produzione di gran classe. Il caro Nigel Godrich si è dato davvero da fare: tutto è al suo posto e i particolari, anche nascosti, tantissimi. Un lavorone in termini di ricerca sonora (10 alla produzione).
"In the deepest ocean / The bottom of the sea / Your eyes / They turn me / Why should I stay here? / Why should I stay? / I'd be crazy not to follow / Follow where you lead / Your eyes / They turn me / Turn me on to phantoms / I follow to the edge of the earth / And fall off / Everybody leaves / If they get the chance / And this is my chance". Pura Poesia. Ancora Amore.

"All i Need". Cupa, oscura, quasi funerea. "You only stick with me / Because there are no others". Non è tempo di frasi fatte o di Happy End, solo una realtà che sembra sgretolarsi, uno continuo strappare, lacerare. Nessuna via di fuga, ma nessuna fuga cercata. Forse rassegnazione, ma anche consapevolezza. Tornano i campanellini e il pianoforte, prende forma, cresce, fino alla travolgente esplosione di un finale da lacrime, così bello e disperato da togliere il respiro.
"It's all wrong / It's all right / It's all wrong". Punto di non ritorno.

"Faust Arp". Chi dice "Beatles" ? La scia è quella di "Go To Sleep", atmosfera intima, vagamente folk, progressione di chitarre acustiche, classica eppur straniante. Sale per poi implodere. Posizionata perfettamente nella scaletta, ponte tra prima e seconda metà.

"Reckoner". Avvolgente e raffinata, poggia su una complessa parte ritmica. Gli archi e il pianoforte fanno il resto. Pezzo valido.

"House Of Cards". Questa sarebbe potuta stare tranquillamente su "Zooropa" ^_^ (è un complimento, ovviamente). Chill-out il termine giusto. All'inizio mi sembrava deboluccia, poi l'ho rivalutata con gli ascolti. Apertura verso lo strepitoso finale.

"Jigsaw Falling Into Place". Il fu "Open Pick" (canzone che girava da un pò in veste Live, e qui rigenerata sotto diverse spoglie). L'ombra dei "vecchi" Radiohead aleggia sospesa per fuoriuscire limpida in precisi momenti (penso al bridge attorno al minuto n^3), anche se tecnicamente siamo nei territori dell'ultimo lavoro in studio. Finale di Classe.

"Videotape". Leggo commenti negativi, di "dissanguamento" rispetto alla versione "demo" già sentita Live. Così, per curiosità, sono andato a sentirla. Fatto ciò, non posso che apprezzarla ancora di più, non posso non fare un plauso per una scelta che definirei coraggiosa. Con un piano, un atmosfera del genere, un potenziale immenso, chiunque avrebbe potuto aggiungere, calcare la mano, cercare il pezzone facile, il singolone da radio se mi si passa il termine. E invece no. Anche in relazione alla sua collocazione (traccia di chiusura), è stata svestita, messa a nudo in tutta la sua struggente bellezza. La melodia, una delicata carezza, viene squarciata, sporcata, dilianata da un reverse drumming, quasi un rumore meccanico, così freddo che sembra tagliare, ferire la sua purezza. E' un addio (un addio alla vita?): "This is my way of saying goodbye / Because I can't do it face to face / I'm talking to you after it's too late / From my videotape". Ma un addio senza paure, senza rimpianti, un addio quasi sereno, con la consapevolezza degli attimi migliori vissuti "In red, blue, green". Il passaggio finale mi lascia ogni volta speechless: "No matter what happens now / You shouldn't be afraid / Because I know today has been the most perfect day I've ever seen". Non credo di dover aggiungere altro, dato che altro sarebbe comunque qualcosa di troppo. Gemma assoluta.

Il disco, così, termina. A questo punto la mente, il pensiero, dovrebbe tirare le fila di questa specie di recensione, proponendo un bilancio o un'idea di esso. Ma non questa volta, almeno non adesso. Davanti all'arcobaleno è difficile esprimere un giudizio, sia esso numerico o meno. Un Arcobaleno è semplicemente bello, bello e basta. Parlarne troppo sembra perfino superfluo, anche se poi, magari, nei prossimi giorni, settimane, mesi, ri-editando questo stesso finale, potrei apportare l'oramai indispensabile voto finale. Quindi direi davvero di concludere così, con dei puntini di sospensione, in attesa di poter sentire anche il bonus disc nel prossimo Dicembre...ascoltate, ascoltate, e ascoltate ancora...

domenica 7 ottobre 2007

Achieving Vagueness [The Flaws]

C'è sempre una prima volta. Il primo Lp (Dangerous), il primo Cd (What's The Story, Morning Glory ?) non si scordano. Ma i tempi cambiano, la musica si smaterializza. E arriva il primo digital download, il primo disco "senza disco" acquistato legalmente sul web. Nel bene e nel male, la copertina rossa qui accanto, rimarrà nella scatola dei ricordi. Ma esattamente (vi starete chiedendo) chi sono questi "The Flaws" ? Da dove arrivano ? E come hanno fatto a tirar fuori un disco del genere al primo tentativo ?

...E' ancora una volta un passaparola (Thanks to Rob/Daniele di U2Place) e un MySpace che mi consentono di conoscere un gruppetto (ottimo) che in altri tempi, mai e poi mai avrei avuto modo di raggiungere.

Facciamo il quadro della Situazione. The Flaws, ovvero Paul Anthony Finn (Voce/Chitarra), Dane McMahon (Basso/Cori), Shane Malone (Chitarra), Stephen Finnegan (Batteria). Irlandesi (Dublin, Dundalk, Monaghan), amici dai tempi della scuola, pubblicano un primo Ep nel 2005 per arrivare al Debut Album nel settembre 2007 (il disco è disponibile in "Digital Download" da ITunes e simili).
Dicevo del MySpace (MySpace.com/TheFlawsMusic): arrivo e m'imbatto subito in "1981" (di cui dopo sarei andato a cercare lo spassoso video presente sul tubo) ovvero uno dei singoli apripista del disco (insieme a "Sixsteen"). In poche parole è stato amore al primo ascolto. Non so, sarà che in questi ultimi anni c'è stato un gran revival delle atmosfere primi anni 80' (tra Cure, New Order/Joy Division, U2...) e diverse band attuali devono molto a quel periodo (Interpol, Killers, Bloc Party, Editors...), sarà che ultimamente sono andato in fissa per queste sonorità (The Edge ha fatto scuola, c'è poco da fare), sarà tutto questo, tale "1981" (e quel pezzo di chitarra effettata che parte al minito n^2) si è fatta subito amare incondizionamente.

Una canzone potrebbe pure durare 30 secondi (del resto anche la Vita è fatta di attimi, son quelli che cambiano il corso, son quelli che poi vengon ricordati) e qui, in questo "Achieving Vagueness", di 30 secondi da incorniciare ve ne sono diversi. Prendiamo l'intro di "No Room" o la seconda parte di "Throwaway": l'aria respirata nelle session di "Boy" incontra la ballabilità trascinante di un pezzo dei Franz Ferdinand. Senza rendersene conto, vien voglia di spararle a tutto volume come del resto anche la luccicante "Out Tonight", l'Opening Track "You and I", la stessa "Idolise" che sembrano uscite direttamente dal cilindro di Brandon Flowers (Killers). "Lost In A Scene" ci catapulta direttamente nel 1987, accanto all'Albero di Giosuè firmato u2 e anticipa in qualche modo, i momenti più intimi: "Windmill Talent" che chiude delicatamente il lavoro e la stupenda "Slow Dance" forse il pezzo che più di ogni altro mostra la bravura dei 4 irlandesi, un crescendo rarefatto di 5 minuti da ascoltare e da "sentire" ad occhi chiusi.

In conclusione: Capolavoro ? Beh, se il nome in copertina fosse stato diverso (altro gruppo, altro periodo) la risposta sarebbe potuta essere "anche sì". Invece abbiamo "solo" 10 potenziali singoli e la sensazione che sia troppo presto per sbilanciarsi. Sarà il tempo a dire se questi "Flaws" confermeranno quanto di buono hanno realizzato al primo tentativo. Per adesso non ci resta che continuare ad ascoltare questo notevole debutto...

lunedì 1 ottobre 2007

Avanti (ancora una volta)...

Mi alzo, accendo il Pc (o meglio il Pc è già acceso), classico giretto sui miei siti di informazione e quasi in sordina mi accorgo per puro caso, che il nuovo, attesissimo, desiderato, disco dei Radiohead, ha finalmente un nome ("In Rainbows") e uscirà incredilmente tra soli 10 giorni (almeno in download digitale).

Santa Cleopatra ! Negli Arcobaleni ?!?

Si sapeva che i Radiohead si sarebbero autoprodotti, ma non si avevano praticamente notizie certe almeno fino ad ieri (solo che i lavori in corso erano finiti). La notizia arriva quindi come un fulmine a ciel sereno, e come al solito spiazza del tutto: niente Itunes, niente case discografiche e contratti...si potrà accedere al nuovo lavoro solo e soltanto dal loro sito. Ci sarà un download digitale (il primo Cd), e anche una versione classica (un doppio Cd + doppio vinile) al modico prezzo (LoL) di 40 sterline (e in questo caso, ovviamente, anche una copia del Digital Download). La cosa, per certi versi folle (sono matti o sono dei geni ?!?), è che, scegliendo il solo download digitale, per accedere al codice di attivazione, è necessario che il compratore inserisca una cifra a propria scelta ("it’s up to you". Dipende da te.), quindi in teoria si potrà comprare "In Rainbows" anche a un solo penny, ovvero gratis. Niente mesi e mesi di speculazioni, di album finiti per sbaglio in rete, niente Emule o altri programmi di download illegale, ma un' offerta libera (se così si può dire). Cavallo di troia verso un possibile futuro musicale senza Major, la fine di un' epoca, uno squarcio di futuro, adesso...

martedì 18 settembre 2007

I'm Not There

I Filmoni e i premi della critica. Spesso non andiamo d'accordo, anche se le cose sono migliorate rispetto al passato: è la critica che si è avvicinata al comun pensiero o sono io a tender sempre più al vagamente intellettuale, che va tanto di moda...? Non saprei, certo è che una parte di me è sempre stata titubante, sospettosa, davanti all'incenso dei critici, ai leoni d'oro, agli orsi d'argento...ma cos'è ? uno Zoo ? e come si può decidere se un film sia più o meno bello, oggettivamente ? quale mente partorisce l'idea "contorto e incomprensibile = gran film" (e via di recensioni entusiastiche)...? E cosa c'entra "I'm Not There" (ovvero la biografia, che poi tanto biografia non è, di Bob Dylan, più o meno autorizzata anche dallo stesso) con tutto ciò ? Beh, c'èntra eccome :)

"I'm Not There" (Todd Haynes) è il classico film che si ama o si odia. E' un film difficile, che chiede molto e sembra dar poco. E' un film da premi, da giudizi iperbolici, da applausi di 10 minuti e capelli strappati, ma anche da sbadiglio dietro l'angolo, da uscite dalla sala dopo mezz'ora, da "mamma mia che schifezza!". E' un film, forse, sbagliato: dove l'indicazione sulla Locandina "Vietato ai non Fans di Bob Dylan"...?
Perchè di questo si tratta: di Bob Dylan. Del suo essere ogni volta diverso, come diversi gli attori che lo rappresentano (o ne rappresentano l'idea) diversi i contesti, le fasce di età, i problemi, le frasi, diversi i modi di concepire la vita, sè stessi, il mondo, con uno sguardo, a volte malinconico a volte sferzante, all'America contraddittoria e mutevole di quel tempo. E' una girandola di immagini, inquadrature, viraggi, scelte registiche particolari, continui rimandi a quella frase o a quella situazione che lo spettatore medio (e infondo anch'io lo sono) rimane spaesato, confuso, alla ricerca di un libretto d'istruzioni che non c'è. Ed è allora che, o ci si addormenta (con buona pace del portafoglio alleggerito di 7 euro per l'ingresso) o ci si arrende, lasciandosi trasportare da questo fiume in piena, un fiume dove abitano perfino le balene (e nemmeno questo rende del tutto l'idea). Nel secondo caso (il mio) è un retrogusto amaro, quello che pervade a fine proiezione: come uno studente interrogato (e Vale.Girl può confermare) che non ha studiato e riflette sull'occasione persa. Come un quadro che non si riesce a spiegare e un pò dispiace visto che sembra davvero bello anche per chi, di quadri, non capisce molto.

Ottimo il cast (si confermano Bale e Ledger), su cui spicca una C.Blanchett, il Dylan forse più accessibile secondo l'immaginario di RockStar eccentrica e sfuggente, semplicemente divina (odore di statuetta?). Ottima (è Dylan, potrebbe essere altrimenti?) la soundtrack, con una struggente rivisitazione di "Knockin' on Heaven's Door" che accompagna i titoli di coda.

Ci (ri)vediamo alla seconda (o terza) visione :)

sabato 15 settembre 2007

28 Weeks Later

Alla fine non ho resistito. Visione in lingua originale più sottotitoli, con tanto di saluti alla distribuzione italiana prevista per fine settembre, in tremendo ritardo rispetto all'uscita in Uk (Maggio 07). Questo a conferma dell'attesa, grande, nei confronti del sequel (più o meno ufficiale) di quel piccolo gioiello di "28 Giorni Dopo", primo approccio al genere "Zombie Movies" da parte di quel geniaccio di D.Boyle, capace ogni volta (The Beach, Trainspotting, Sunshine) di re-inventare l'approccio a un determinato tipo di categoria cinematografica (non a caso, come lo stesso Boyle ha più volte ripetuto in svariate interviste, qui non si tratta di Zombie ma di Infetti da una virulenta forma di Rabbia). Stavolta dietro la macchina da presa non c'è il talentuoso regista inglese (che cmq. ha girato personalmente tutta la prima sequenza del film - che da sola potrebbe valere il prezzo del biglietto - oltre a seguire da vicino e produrre tutto il progetto) ma il semi-sconosciuto (almeno per il sottoscritto) J.C.Fresnadillo che ha però il pregio di essere stato scelto direttamente dallo stesso Danny (e quindi "qualcosa di buono saprà fare" penserà lo spettatore).
Ora, sappiatelo, sono di parte: adoro il genere come adoro quel clima da fine del mondo, laddove la razza umana è sull'orlo dell'estinzione e si torna quindi a dare importanza alla sola cosa che realmente conti, la propria sopravvivenza (magari barricati in bel centro commerciale con armi e cibo :D ). Detto questo, ho apprezzato e non poco questo "28 Weeks Later".
Il rischio di doppione e/o prodotto di bassa fattura è scongiurato fin dai primi istanti e la supervisione di Boyle ha sicuramente dato buoni frutti. Manca a dire il vero quel tocco nostalgico e vagamente poetico che caratterizzava alcune magistrali sequenze del "padre" (il passaggio in macchina con sottofondo Brian Eno era da brividi), tuttavia la maggior componente Gore/Horror ci porta su binari paralleli ma non per questo meno stimolanti. Rimane forse il rammarico che osando qualcosa di più (oltre alla classica metafora della nostra società in rovina e che si auto-distrugge) si sarebbe potuto raggiungere e superare il primo capitolo, senza nulla togliere a questo sequel. Visione obbligata per gli amanti di Romero, Resident Evil e compagnia :)

Trailer: Internazionale.

giovedì 6 settembre 2007

Reign Over Me

(Pete's theme) Only love
Can make it rain
The way the beach is kissed by the sea.
Only love
Can make it rain
Like the sweat of lovers'
Laying in the fields.

Love, Reign o'er me.
Love, Reign o'er me, rain on me.

...


E con questo (l'introduzione è quella di "Love Reign O'er Me", canzone degli Who da cui è stato tratto il titolo del Film), potrei mettere la parola "punto" al mio stato d'animo riguardo la pellicola. L'amore che regna, sovrasta, domina, forza motrice della vita, capace di dar vita alla pioggia, capace di dar vita alla vita stessa e al contempo toglierla.

L'attendevo, come anticipato in precedente Post, e finalmente questo fine settimana esce anche da noi "Reign over Me" di Mike Binder. No, non mi ero sbagliato: film sincero, magari non perfetto, ma che riesce a far sorridere e anche (soprattutto) a commuovere, mostrando un dolore vero, straziante, il dolore di chi ha perso tutto. Sullo sfondo del 9/11 (presente nell'ombra, seppur praticamente mai citato), è infatti il dolore di Charlie Fineman (un ineccepibile e taciturno Adam Sandler, dopo molte commedie davanti alla sfida di un ruolo certo non facile) che riempe i 124 minuti di proiezione: L'amore, la sua vita, egli stesso sono scomparsi in un istante e da allora niente ha avuto più importanza. Le "Ombre dei Colossi" ("Shadow of the Colossus" videoGame capolavoro per il sistema da gioco Sony Playstation 2...e, notate bene, la scelta del Vg. non è stata certamente casuale) accompagnano la sua giornata tra una sterminata collezione di album in vinile e Jam Session alla batteria. In continua fuga dallo straziante ricordo e nell'impossibilità di vivere senza, riassunto di tutti coloro che sono sopravvissuti e in parte di una Città, New York, che non sarebbe più stata la stessa.
Ma poi, un giorno, l'inaspettato incontro con un vecchio amico di College, Alan Johnson (Don Cheadle, perfetto nel dare corpo e sostanza ad un personaggio ricco di sfumature) sarà l'inizio di qualcosa di nuovo, l'inizio di un cambiamento che abbraccierà entrambi le loro vite, opposte eppur vicine.

Non anticipo altro e lascio a voi la visione (consigliata, se non fosse emerso chiaramente fino adesso) di questa pellicola, come detto non perfetta, ma assolutamente godibile, grazie anche ad un cast in gran forma e una colonna sonora anch'essa all'altezza della situazione (la Cover dei Pearl Jam dello storico pezzo degli Who, parte sui titoli di coda riprendendo e chiudendo l'incipit). Ah, se siete assidui della "lacrima facile", non dimenticate a casa il fazzoletto...

La Frase: "Live every day like it's the best day of your life".
Trailer: Internazionale.

venerdì 31 agosto 2007

Back 2 the Future

Viaggi nel Tempo. Argomento ricco e geniale, seppur spesso spinoso e complesso in base al punto di vista assunto. Cose fatte nel passato che ricadono sul futuro, visione del futuro cambiate tramite inteventi sul presente, uno o più futuri che si intrecciano e si rincorrono come linee parallele. Nel "Ten" di oggi, provo a raccogliere dieci pellicole sui viaggi nel tempo nel senso più stretto del termine. Non saranno invece considerati quei film laddove scelte diverse a un determinato punto della storia, manipolazioni e/o fenomeni temporali, porteranno a futuri spesso ben diversi (argomento di un futuro Ten). Indi, Partiamo :)

10 - Timeline (2003)
Niente di particolare, cmq. viaggio nel tempo a tutti gli effetti. Punto di partenza come introduzione al genere.

09 - L'Armata delle Tenebre (1992)
Ultimo e probabilmente migliore capitolo (anche se è atteso il 4^ per il prossimo anno) della saga inventata e diretta da Sam Raimi.

08 - Deja Vù (2006)
Tony Scott alle prese con una trama assai ingarbugliata (va rivisto almeno una seconda volta per avere un quadro completo) che non deluderà le attese dei fan del genere.

07 - Il Pianeta delle Scimmie (2001)
Remake ad opera di Tim Burton (certamente non uno dei suoi migliori film) di una delle pellicole più famose della storia del Cinema.

06 - Navigator (1986)
Uno dei film della mia infanzia. Non credo di dover aggiungere altro :)

05 - Frequency (2000)
Al 5^ posto una sorpresa e forse l'unico del lotto a non parlare di "Viaggio del Tempo" nel vero senso del termine. Godibilissimo e perfettamente strutturato, lo rivedo sempre volentieri.

04 - The Butterfly Effect (2004)
"Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla possa provocare un uragano dall'altra parte del mondo". Il film che ha lanciato in alto Asthon Kutcher. Nel Dvd è presente pure un finale alternativo.

03 - L'Esercito delle 12 Scimmie (1995)
"Il futuro può essere tuo, è l'ultima occasione!". Zona podio per un film bellissimo (chi dice che B.Pitt è solo bello?). Il finale vi lascierà a bocca aperta.

02 - Ritorno al Futuro (1985)
Prima parte di una trilogia che ha fatto la storia. Marty McFly (Michael J. Fox) e Dr. "Doc" Emmett Brown (Christopher Lloyd) viaggiano nel tempo con la mitica Delorean.

01 - Terminator 2: Judgment Day (1991)
"Il futuro non è scritto. Il vero fato è quello che ci scegliamo noi". Costosissimo (spesi 94 milioni di dollari, e incassati circa 500 in tutto il mondo) secondo capitolo della saga diretta e pensata da J.Cameron e tutt'oggi caratterizzato da effetti speciali notevoli, è, imho, più di ogni altro, IL film sui paradossi spazio/temporali. Si racconta di un futuro oscuro, cupo, dove le macchine hanno preso il controllo (SkyNet) e combattono contro la razza umana, la stessa razza umana che le ha create. Tuttavia, c'è ancora speranza. Capolavoro.

giovedì 30 agosto 2007

Sicko

Premesse:

- Micheal Moore non mi è mai stato particolarmente simpatico (anche se nel contesto di un messaggio di denuncia e protesta, di riaffermazione di un genere, quello documentaristico, in via di estinzione, lo ritengo un personaggio di tutto rispetto).
- Non sono riuscito mai a terminare la visione di un suo lungometraggio: Bowling for Columbine (2002) non mi era dispiaciuto (surreale la scena dell'apertura del conto in banca con tanto di consegna di pistola) ma Elephant (2003), diciamolo, è un'altra cosa; Fahrenheit 9/11 (2004) bah, che dire...George W. Bush che ascolta le filastrocche dei bambini mentre cadono le Twin Towers...ma stiamo scherzando ? Suvvia !

E' dunque con questo stato d'animo, carico di scetticismo, che mi sono accinto alla visione di questo suo ultimo lavoro, "Sicko". E devo dire, e lo sottolineo subito, che la pellicola non mi sia dispiaciuta, non mi sia dispiaciuta affatto.
Forse non sconvolgente o cmq. non traghettatore di irrivelabili verità, Moore (col suo stile per certi versi unico) riesce tuttavia a cogliere nel segno, a portare alla luce, agli occhi di tutti, quella realtà (quella della sanità americana) che più o meno abbiamo sempre e solo intuito.

Lo fa in modo semplice, grazie al racconto diretto di esperienze (spesso tragiche) di uomini e donne comuni, persone non diverse da noi, attraverso la vita e la morte. Lo fa viaggiando in Europa (Francia, Uk) e anche a pochi passi dal proprio paese (Cuba, Canada), mostrando soluzioni valide e funzionali. Lo fa affondando il coltello nel dramma del 9/11, laddove gli Eroi di Ground Zero sembrano essere stati dimenticati, ricoperti dalle stesse macerie che con immenso spirito di solidarietà erano riusciti a sollevare. Lo fa mostrando i mille cavilli e metodi così assurdi da sembrare troppo sbagliati per essere veri (ma ci sarà pure qualche vantaggio in questo sistema, o no ? e qui devo assolutamente approfondire).

Se ci pensate bene, l'idea di un ospedale <-> ristorante, in cui, se non puoi pagare "il conto", vieni sbattuto fuori, è agghiacciante. Forse per noi, forse per me, è difficile assimilare fino infondo, visto che la cosa non tocca direttamente il nostro piccolo orticello. Tuttavia sarebbe sbagliato non riflettere, non porsi domande davanti ad una realtà che un giorno potrebbe essere anche la nostra. Ed è qui che il film (nonostante il suo tono a volte troppo sensazionalistico/manipolatore e privo di ogni tipo di difesa da parte dell'accusato) riesce a cogliere nel segno: nella capacità di scatenare una riflessione, grande o piccola, di smuovere qualcosa dentro e intorno a noi.

In conclusione da vedere (nelle scuole andrebbe inserito nel programma scolastico), seppure con qualche riserva. Ottima colonna sonora.

La Frase: "If we can find money to kill people, you can find money to help people".
Trailer: Internazionale.

sabato 18 agosto 2007

Visioni Koreane...

Complice l'estate, gli amici al mare, e la quantità arretrata di film da vedere, questi giorni mi son dato (strano, eh?) al Cinema Koreano (rigorosamente in lingua originale e sottotitoli). Vediamo in dettaglio...

I'm a Cyborg, But That's OK
Sicuramente attesa la nuova prova di Park Chan-wook, dopo la splendida trilogia sulla Vendetta. Il regista si cimenta in un genere totalmente diverso (la commedia surreale) e nonostante qualche caduta di tono, da cmq. prova della sua immensa classe. Park mantiene e conferma quel suo stile unico e visionario (accostamenti di colori, invenzioni visive) trasformando una storia tuttosommato semplice in un affresco poetico sulle diversità dei nostri tempi.




The City of Violence
Presentato come fuori concorso a Venezia 2006, Jjakpae (titolo originale) è l'ultima fatica del giovane e molto prolifico Seung-wan Ryoo (ammiratore di Jackie Chan e allievo di Park Chan-Wook). In rete numerose recensioni ne parlano in modo entusiastico e in effetti, si tratta di un ottimo prodotto. 90 minuti adrenalinici (schiaffi, coltelli, botte, calci, sedie e tavoli che volano) che richiamano e citano qua e là (sembra di rivedere Kill Bill) mentre sullo sfondo si staglia la nostalgica storia di 5 amici che si incontrano/scontrano dopo tanti anni, scoprendo che il loro futuro non è quello che avevano immaginato.


Memories of Murder
Sono andato a ripescare questo film del 2003, considerato che (a) alla regia si trova Bong Joon-ho che avevo già ampiamente apprezzato in "The Host" (b) la pellicola viene da più parti consigliata come "uno dei film da far vedere agli amici che si avvicinano per la prima volta al cinema asiatico". Mai consiglio fu più azzeccato.
"Memories of Murder" è un grande, grandissimo film. Uno sguardo cupo sulla Corea di metà anni 80' (il film è tratto da una storia vera) e al contempo un moderno poliziesco che offre molto di più di quello che lascia intravedere (numerosi i livelli di lettura). Regia e fotografia splendide (le scene di pioggia) come anche la struggente colonna sonora (che sembra richiamare Morricone) ad opera di Taro Iwashiro. Bong Joon-ho riesce con facilità disarmante a gestire e unire generi diversi (si ride, si piange, si riflette) e confeziona un finale bellissimo e amaro che non dimenticherete facilmente. Capolavoro.

sabato 4 agosto 2007

V For Vendetta

Dopo una pausa bella lunga (sessione di esame, mare, feste, serate, macello, ergo poco, pochissimo tempo da dedicare al mio spazio) ecco un nuovo post, un nuovo "Ten", il primo in ambito cinematografico.
Oggi ci occupiamo di “Vendetta”, tema da sempre presente nella cinematografia, e caratterizzante una grossa fetta di recenti pellicole provenienti dall'Asia. Di seguito le mie migliori dieci Vendette [si parte lontano dal podio via via a salire verso la posizione n^1] :)





10 - Man on Fire (2004)
Creasy (D.Washington) fa di tutto per proteggere la "propria" bambina.

09 - Sin City (2005)
Il ritorno di M.Rourke nei panni di Marv, vendicatore per amore.

08 - A Bittersweet Life (2005)
Ultimo lavoro del talentuoso regista Koreano Ji-woon Kim [Un giorno di primavera un discepolo guardava alcuni rami che si muovevano al vento. Chiese al suo maestro: “Maestro, sono i rami a muoversi o è il vento?”
Senza neppure gettare uno sguardo a quello che il suo discepolo stava indicando, il maestro sorrise e disse: “Quello che si muove non sono né i rami né il vento. È il tuo cuore, è la tua mente”].

07 - Rambo (1982) / Rocky IV (1985)
Poteva forse mancare il mitico Sly ? Certo che no :) Da John Rambo [“Potevo ucciderli tutti, potevo uccidere te. In città sei tu la legge, qui sono io. Lascia perdere. Lasciami stare o scateno una guerra che non te la sogni neppure. Lasciami stare, lasciami stare”] allo stallone italiano Rocky Balboa che vola in Russia per vendicare il suo amico Apollo [“No, forse non vincerò. Forse l'unica cosa che potrò fare sarà quello di rendergli la vita difficile. Ma per battere me, dovrà riuscire ad uccidermi, e per uccidermi dovrà avere il fegato di stare di fronte a me. E per fare questo, dovrà essere pronto a morire anche lui. E io non so se sia disposto a farlo... non lo so”].

06 - Sleepers (1996)
Michael Sullivan (Brad Pitt), Tommy Marcano (Billy Crudup), John Reilly (Ron Eldard), Lorenzo Carcaterra (Jason Patric). Un Cast stellare (anche De Niro, Gassman, Hoffman) a sorreggerre una storia bellissima, la storia di 4 amici che dopo una stagione di violenze e soprusi, coglieranno il loro momento di riscossa.

05 - Il Gladiatore (2000)
“Mi chiamo Massimo Decimo Meridio (R.Crowe), comandante dell'esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell'unico vero imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa e avrò la mia vendetta in questa vita o nell'altra”.

04 - Il Corvo (1994)
“Un tempo la gente era convinta che quando qualcuno moriva, un corvo portava la sua anima nella terra dei morti; a volte però, accadevano cose talmente orribili, tristi e dolorose che l'anima non poteva riposare. Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima perché rimettesse le cose a posto”. Brandon Lee (Eric Draven) nella pellicola che vide la sua tragica scomparsa.

03 - V For Vendetta (2005)
Gradino basso del podio per V (Hugo Weaving): imprigionato, sfigurato, appassionato ed agguerrito. Meravigliosa la scena della Lettera di Valerie: “Noi svendiamo la nostra onestà molto facilmente, ma in realtà è l'unica cosa che abbiamo...è il nostro ultimo piccolo spazio...all'interno di quel centimetro siamo liberi”.

02 - Kill Bill Vol.1 (2003)
“Per chi è considerato guerriero, durante il combattimento l'annientamento del nemico deve essere l'unica preoccupazione. Reprimere qualsiasi emozione o compassione. Uccidete chiunque vi ostacoli, ancorché fosse Dio, o Buddha in persona. Questo è il cuore dell'arte del combattimento” (Voce fuori campo di Hattori Hanzo). Tarantino e la prima parte del suo capolavoro.

01 - OldBoy (2003)
Ancora Korea, per una prima posizione che non lascia spazio a dubbi. Chan-wook Park e la sua trilogia sulla vendetta [di cui “Old Boy" è il secondo e più conosciuto capitolo] segnano un nuovo standard nel genere. Imperdibile.

sabato 21 luglio 2007

90's Dance

Arriva l'estate, serate con gli amici...cosa meglio di un bella compilation dance :) ?
Questa è la versione "Short", la versione "10", della mitica Absolutely 90's Dance Compilation, che nella sua ultima incarnazione (WhiTe Holmes 07' Mix) vede la parte tecnica affidata all'interessante software MixMeister.





00. [Short Edit Intro] Dj Dado - Give me Love (1998)
01. Whigfield - Saturday Night (1994)
02. Snap - Rhythm is a Dancer (1992)
03. Alex Party - Wrap me Up (1995)
04. Everything But The Girl - Missing (Todd Terry R3mix) (1995)
05. Brothers on the 4th Floor - Dreams (1994)
06. Haddaway - What Is Love (1993)
07. The Beloved - Sweet Harmony (1993)
08. Corona - The Rhythm Of The Night (1994)
09. Mo-Do - Eins, Zwei, Polizei (1994)
10. Robert Miles - Children (1996)

sabato 30 giugno 2007

The Mary Onettes

Una storia come tante, una storia fatta di sogni e buone speranza (e una manciata di canzoni ovviamente) ma anche di momenti difficili, muri sempre più alti da scalare e il trascorrere inesorabile degli anni. Tutto sembra allora finire: le Band si sciolgono (canta L.Carboni) ma non stavolta, non in questo caso, dove la fine è in realtà un nuovo inizio.
Come si legge sul loro sito ufficiale, i Mary Onettes nascono nel 2000 nella città di Jönköping (Svezia). Dopo anni di tribolazioni, cambi di formazione, e un contratto con una major sfumato, è un demo inviato alla Labrador (la maggiore etichetta Indie svedese) a cambiare di nuovo le carte in tavola: finalmente una Label capisce il loro "mood" e da lì, il passo alla pubblicazione del primo (e omonimo) album è breve.
Le canzoni, quelle, son rimaste le stesse di allora: riverberi, nubi, Cure, Joy Division, New Order, primissimi U2. Insomma niente di nuovo sotto il sole [ma quali Band infondo suonano "nuove" nel 2007?], soprattutto in questo periodo in cui gli 80's sembrano vicini come non mai, tanto da chiedersi se siano realmente mai passati di moda.
Se non riuscite a recuperare questo primo lavoro, MySpace ci viene in aiuto e, se non bastesse, anche Last.fm che permette un ascolto completo in streaming.
Piacevoli episodi vicini al Pop (Pleasure Songs, Explosions, Henry sarebbero potute uscire dalla penna di Cris Martin), giri di basso folgoranti (Lost, una delle mie preferite, The Laughter), tastiere, chitarre e synth dietro l'angolo (Slow, Still, The Companion, Under the Guillotine). Le dieci tracce si mantengono su buonissimi livelli e forse, l'unico appunto, è la sensazione che certe sfumature sonore tendano a ripetersi in alcuni passaggi. Ma tuttosommato davanti a una prima prova è anche giusto chiudere un occhio e, quando il materiale è buono, lo si fa volentieri. Band da tenere d'occhio :)

venerdì 22 giugno 2007

Italian PoP/Rock

Raccolta ben bilanciata tra PoP e Rock nostrano degli ultimi anni. Non male, niente affato male :)







01. Verdena - Luna (2004)
02. Scisma - Tungsteno (1999)
03. C.S.I. - Forma e Sostanza (1997)
04. Afterhours - Voglio una Pelle Splendida (1997)
05. Velvet - Il Mondo è Fuori (2005)
06. Deasonika - Settembre (2005)
07. Timoria - Sole Spento (2001)
08. G.Grignani - La Fabbrica di Plastica (1997)
09. Interno 17 - Liquido (1999)
10. Negrita - Aria (2001)

venerdì 15 giugno 2007

Reign Over Me

Il Dramma del 9/11 torna sul grande schermo attraverso gli occhi di un sorprendente Adam Sandler (Charlie Fineman) che in quel giorno ha perso la propria famiglia e anche se stesso. Solo l'amicizia ritrovata di un vecchio compagno di college potrà risollevarlo dal baratro in cui è caduto...

Esce a Settembre "Reign Over Me". Vi Lascio al Trailer in lingua originale (negli Usa il Film è già uscito), che mi ha colpito molto positivamente [c'è la bellissima cover di "Reign Over Me" dei Pearl Jam].


giovedì 7 giugno 2007

Piano Moments

Ricordi. Momenti di me. Nostalgia, Lacrime e un pianoforte.








01. Bruce Hornsby - The Show Goes on (1988)
02. R.E.M. - Nightswimming (1992)
03. Death Cab for Cutie - What Sarah Said (2005)
04. Counting Crows - Colorblind (1999)
05. Sigur Rós - Untitled #3 (2003)
06. U2 - October (1981)
07. Tori Amos - Cornflake Girl (1994)
08. Ben Folds - Prison Food (2005)
09. Coldplay - Trouble (2000)
10. Eels - It's A Motherf#&!@r (2000)

Ghost Track:
11. Smashing Pumpkins - Mellon Collie and Infinite Sadness (1995)

venerdì 25 maggio 2007

Tv Series 06/07

Tempo di Bilanci in Usa. Maggio è (generalmente) il mese in cui tutte le più importanti serie Tv chiudono i battenti, per tornare (o meno) a settembre o a Gennaio del nuovo anno. Bellissima la Season Finale di Lost: 23 episodi (quelli della terza stagione) imho mediamente superiori a quelli della seconda, e un finale da lasciare davvero (ancora una volta) a bocca aperta. La prossima stagione (ne sono previste ancora tre, da 16 Ep. l'una) tornerà a Gennaio 2008 (per quanto riguarda la messa in onda della 3^Season in Italia...beh, Rai2 e/o Sky, ma non saprei dirvi quando e infondo vedere una serie del genere in lingua originale, non ha prezzo....quindi fate i vostri conti). Altre stagioni positive, sicuramente quella di Dr.House (il 29 maggio l'ultima puntata della 3^Season) che tornerà in Italia da Settembre, Prison Break (che tornerà ad Agosto in Usa), la bellissima sorpresa Heroes (il miglior Telefilm della stagione arriverà in prima serata su Italia1 a settembre, ma ancora una volta consiglio la visione in lingua originale) e l'inaspettato Dexter (storia di un esperto del sangue presso l'Fbi, con il protagonista di Six Feet Under M.C.Hall) che sbarcherà anche in Italia (credo) e tornerà in Usa con una seconda stagione da quest'estate. Meno bene invece 24: una 6^ stagione sottotono, con una trama che procede senza grossi picchi e la sensazione di "già visto" dietro l'angolo (è stato cmq. rinnovato da Fox per altre due stagioni). Chiudono invece i battenti Veronica Mars (3^ stagione e soprattutto il Series Finale davvero sottotono), The Oc (4^stagione che torna a prendersi in giro e con un bellissimo finale....quindi peccato per il taglio) e anche Jericho (acquistato dalla Rai per la prossima stagione, ma non rinnovato in Usa per una 2^ Season nonostante la remota possibilità di qualche puntata conclusiva) per citare i più famosi. Per la Lista completa di tutte le serie cancellate dalla programmazione Usa per il prossimo anno vi rimando a questo link.
Ma per Serie che se ne vanno, nuove sono in arrivo: per fare chiarezza sul nuovo palinsesto Nbc, Abc, Cbs, Cw vi lascio ai rispettivi Link. Buonavisione :)

lunedì 21 maggio 2007

Indie/Rock

Apre “Ten”, l'angolo delle Compilation o presunte tali. 10 Canzoni, Film, Album....Un unico filo conduttore. Punto di partenza per possibili raccolte o semplice passatempo. Fondamentalmente niente più che un promemoria personale...
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Primo Post e prima scelta che ricade sul mondo Indie degli ultimi anni (2001 - 2007).

01. Interpol - Untitled (2002)
02. Editors - Smokers Outside The Hospital Doors (2007)
03. Yeah Yeah Yeahs - Maps (2003)
04. Bloc Party - The Answer (2004)
05. The Cinematics - Asleep at the Wheel (2007)
06. I Love You But I've Chosen Darkness - We Choose Faces (2006)
07. Arcade Fire - No Cars Go (2007)
08. The Killers - Read my Mind (2006)
09. South - Paint The Silence (2001)
10. Death Cab For Cutie - Transatlanticism (2003)

venerdì 18 maggio 2007

Ritorni...

Si avvicina l'estate 2007 e con essa numerosi ritorni musicali: Tori Amos, Madonna, Interpol (sicuramente questi ultimi da tenere d'occhio) e, sopratutto, per chi scrive, altri due Gruppi. Dopo un ottimo esordio nel 2005, ecco di nuovo gli Editors, alla conferma (la più difficile) della seconda prova. "An End has a Start" il nome del nuovo lavoro in uscita il 25 Giugno, anticipato dal primo singolo "Smokers Outside The Hospital Doors" che potete ascoltare in anteprima sul loro myspace, mentre su YouTube è apparso proprio oggi il video. Un commento a caldo ?...Amazing *_*
Se vi piace (e lo farà) recuperate anche il primo Lp del gruppo, "The Back Room" di cui potete trovare una recensione qui.

L'altro gruppo invece....Beh, non ha bisogno di presentazioni. A 7 anni di distanza dal loro scioglimento, in una formazione che solo vagamente ricorda quella originale (niente J.Iha, D'arcy o M.Auf Der Maur), la pelatona di Billy Corgan e le sue "Zucche" torna(no) a far capolino. Un gruppo nato e finito nel giro di breve tempo (gli Zwan), un disco solista che è stato una mezza delusione (The Future Embrace), e alla fine il buon Billy è tornato sui propri passi e saranno ancora una volta "The Smashing Pumpkins". "Zeitgeist" (letteralmente "Spirito del Tempo") il nome del nuovo album delle Zucche, in uscita i primi di Luglio. "Tarantula" invece il primo singolo (in radio dalla prossima settimana, con annessa possibilità di download via Itunes). Grande, grandissima l'attesa, come del resto la paura di rimanere scottati per chi ha amato (e ama) capolavori come "Mellon Collie..." e/o "Adore". Di certo non potrei reggere un album mediocre con tale nome in alto (mera operazione commerciale ?) e anche solo una prova sufficiente mi renderà felice (certo che la copertina non promette niente di buono). Non resta che attendere e sperare...