"...Noi assistiamo qui alla fine di qualcosa...e quando qualcosa arriva alla fine, allora anche il suo inizio diventa importante..."
Partiti i titoli di coda, ero bello che pronto a scriverne un Post. Poi, esattamente un' attimo dopo, avevo già cambiato idea :D
Perchè se da un lato, l'idea di raccontare di questo "giro sull'ottovolante" mi elettrizzava come non mai, dall'altro era come se sentissi il rumore del gesso che stride sulla lavagna ( avete presente ?).
Un Film del genere non vedrà mai la luce in Italia (parlando di grande distribuzione), per tutta una serie di motivi culturali, di costume (e altro)....così alla fine mi sono detto..."Perchè no ? Perchè non provare a raccontare un'opera così controversa ?"
Direi di iniziare dal "contorno", da alcune nozioni di base. "Taxidermia" è l'ultima fatica del giovane regista ungherse György Pálfi. Presentato nel corso del 59° Festival di Cannes (anno 2oo6), il film ha ricevuto un'accoglienza che dire pessima è dire poco: marea di fischi, critiche feroci, defezioni in sala fin dai primi minuti di proiezione. Una strage insomma, la garanzia del tipico responso festivaliero (Non piace ? Viene scartato ? Allora chissà, potrebbe anche essere interessante :P).
La vicenda narrata si snoda lungo l'arco di tre generazioni: le tragicomiche vite di un nonno, capitano dell’esercito durante la seconda guerra mondiale, un padre (uno sportivo professionista) e un figlio (un imbalsamatore). Tre episodi che si intersecano attraverso uno scambio di fluidi, in cui il corpo, con i suoi desideri e le sue necessità, è l’assoluto protagonista.
L'ora e mezza di visione scorre come un terremoto, costantemente in bilico tra un senso di oppressione, di fastidio pulsante, quasi fisico, prodotto da quel continuo susseguirsi di situazioni paradossali, immagini al limite della sopportazione che attingono a piene mani da tutto ciò che è senso comune trattare con delicatezza (sesso, morte, perversioni, fobie, incubi) e un rimanere estasiati davanti alla potente bellezza di tale messa in scena, dove follia e genialità si sfiorano, si uniscono, spingendo il tutto ancora un pò più in là, tra barlumi di Park, Miike, e lampi di talento visivo alla Tarsem Singh (The Cell).
Il risultato è qualcosa di unico. Qualcosa che sicuramente non sarà per tutti. Un profondo buco nero in cui non esiste consolazione, speranza, sollievo, in cui gli uomini (e le donne) sono ridotti a meri istinti animali e in conclusione neppure a quelli, vuoti soprammobili imbalsamati.
Un viaggio allucinante, visionario, surreale, eccessivo, disgustoso, da gustare (mai termine fu più azzeccato) preferibilmente lontano da familiari, fidanzati/e, mamme, animali domestici XD e con stomaco rigorosamente vuoto.
In una sola parola, Oltre.
Sito Ufficiale: Internazionale.
Sottotitoli: AsianWorld.
Partiti i titoli di coda, ero bello che pronto a scriverne un Post. Poi, esattamente un' attimo dopo, avevo già cambiato idea :D
Perchè se da un lato, l'idea di raccontare di questo "giro sull'ottovolante" mi elettrizzava come non mai, dall'altro era come se sentissi il rumore del gesso che stride sulla lavagna ( avete presente ?).
Un Film del genere non vedrà mai la luce in Italia (parlando di grande distribuzione), per tutta una serie di motivi culturali, di costume (e altro)....così alla fine mi sono detto..."Perchè no ? Perchè non provare a raccontare un'opera così controversa ?"
Direi di iniziare dal "contorno", da alcune nozioni di base. "Taxidermia" è l'ultima fatica del giovane regista ungherse György Pálfi. Presentato nel corso del 59° Festival di Cannes (anno 2oo6), il film ha ricevuto un'accoglienza che dire pessima è dire poco: marea di fischi, critiche feroci, defezioni in sala fin dai primi minuti di proiezione. Una strage insomma, la garanzia del tipico responso festivaliero (Non piace ? Viene scartato ? Allora chissà, potrebbe anche essere interessante :P).
La vicenda narrata si snoda lungo l'arco di tre generazioni: le tragicomiche vite di un nonno, capitano dell’esercito durante la seconda guerra mondiale, un padre (uno sportivo professionista) e un figlio (un imbalsamatore). Tre episodi che si intersecano attraverso uno scambio di fluidi, in cui il corpo, con i suoi desideri e le sue necessità, è l’assoluto protagonista.
L'ora e mezza di visione scorre come un terremoto, costantemente in bilico tra un senso di oppressione, di fastidio pulsante, quasi fisico, prodotto da quel continuo susseguirsi di situazioni paradossali, immagini al limite della sopportazione che attingono a piene mani da tutto ciò che è senso comune trattare con delicatezza (sesso, morte, perversioni, fobie, incubi) e un rimanere estasiati davanti alla potente bellezza di tale messa in scena, dove follia e genialità si sfiorano, si uniscono, spingendo il tutto ancora un pò più in là, tra barlumi di Park, Miike, e lampi di talento visivo alla Tarsem Singh (The Cell).
Il risultato è qualcosa di unico. Qualcosa che sicuramente non sarà per tutti. Un profondo buco nero in cui non esiste consolazione, speranza, sollievo, in cui gli uomini (e le donne) sono ridotti a meri istinti animali e in conclusione neppure a quelli, vuoti soprammobili imbalsamati.
Un viaggio allucinante, visionario, surreale, eccessivo, disgustoso, da gustare (mai termine fu più azzeccato) preferibilmente lontano da familiari, fidanzati/e, mamme, animali domestici XD e con stomaco rigorosamente vuoto.
In una sola parola, Oltre.
Sito Ufficiale: Internazionale.
Sottotitoli: AsianWorld.
[Grazie a Sacura per la dritta ^^]