Sai, ricordo una vita fa, quando ero poco più alto di un metro e mezzo e pesavo al massimo 45 chili. Di quel periodo ricordo le estati spensierate, gli amici per la pelle, le uscite in bicicletta, i cartoni alla tv, i primi allenamenti e le partite di pallone. Ricordo in particolare quelle mattine in cui la sveglia suonava verso le 4. Le Canne, le esche, le lenze preparate il giorno prima. Ricordo quel silenzio, l'albeggiare, il profumo del fiume ancora addormentato. Non si parlava mai molto, non era necessario farlo. Giusto un cenno d'intesa, o un sorriso. E quando un pesce abboccava, era sempre una festa. Come quel giorno in cui non portammo la macchina fotografica. Forse la nostra pescata più bella. La Frizione del mulinello, gli ami e le scatole di Mais. Di quel giorno ogni tanto si (ri)parlava, come se fossimo rimasti su quella riva, insieme, ancora a distanza di anni. Come se una parte di noi, si fosse fermata, lì, in quell'istante, in pace con se stessa, in pace con il mondo.
Oggi ripensare a quel momento, qui, in questa stanza vuota che ricorda tutto di allora, mi fa uno strano effetto. E' come se all'improvviso fossi per sempre separato da qualcosa.
Hai sempre voluto far tutto a modo tuo. Allora non capivo, e in parte nemmeno adesso. Ma di quello che sono oggi, di quello che sono diventato nel tempo, una parte importante è sicuramente figlia di quel periodo, di questa nostra strana complicità.
Avrei solo voluto avere più tempo, avrei voluto fare di più, avrei voluto avere la possibilità di una nuova mattinata insieme. Solo noi. E il fiume.
Dio, quanto la vorrei adesso.