Una storia come tante, una storia fatta di sogni e buone speranza (e una manciata di canzoni ovviamente) ma anche di momenti difficili, muri sempre più alti da scalare e il trascorrere inesorabile degli anni. Tutto sembra allora finire: le Band si sciolgono (canta L.Carboni) ma non stavolta, non in questo caso, dove la fine è in realtà un nuovo inizio.
Come si legge sul loro sito ufficiale, i Mary Onettes nascono nel 2000 nella città di Jönköping (Svezia). Dopo anni di tribolazioni, cambi di formazione, e un contratto con una major sfumato, è un demo inviato alla Labrador (la maggiore etichetta Indie svedese) a cambiare di nuovo le carte in tavola: finalmente una Label capisce il loro "mood" e da lì, il passo alla pubblicazione del primo (e omonimo) album è breve.
Le canzoni, quelle, son rimaste le stesse di allora: riverberi, nubi, Cure, Joy Division, New Order, primissimi U2. Insomma niente di nuovo sotto il sole [ma quali Band infondo suonano "nuove" nel 2007?], soprattutto in questo periodo in cui gli 80's sembrano vicini come non mai, tanto da chiedersi se siano realmente mai passati di moda.
Se non riuscite a recuperare questo primo lavoro, MySpace ci viene in aiuto e, se non bastesse, anche Last.fm che permette un ascolto completo in streaming.
Piacevoli episodi vicini al Pop (Pleasure Songs, Explosions, Henry sarebbero potute uscire dalla penna di Cris Martin), giri di basso folgoranti (Lost, una delle mie preferite, The Laughter), tastiere, chitarre e synth dietro l'angolo (Slow, Still, The Companion, Under the Guillotine). Le dieci tracce si mantengono su buonissimi livelli e forse, l'unico appunto, è la sensazione che certe sfumature sonore tendano a ripetersi in alcuni passaggi. Ma tuttosommato davanti a una prima prova è anche giusto chiudere un occhio e, quando il materiale è buono, lo si fa volentieri. Band da tenere d'occhio :)
Come si legge sul loro sito ufficiale, i Mary Onettes nascono nel 2000 nella città di Jönköping (Svezia). Dopo anni di tribolazioni, cambi di formazione, e un contratto con una major sfumato, è un demo inviato alla Labrador (la maggiore etichetta Indie svedese) a cambiare di nuovo le carte in tavola: finalmente una Label capisce il loro "mood" e da lì, il passo alla pubblicazione del primo (e omonimo) album è breve.
Le canzoni, quelle, son rimaste le stesse di allora: riverberi, nubi, Cure, Joy Division, New Order, primissimi U2. Insomma niente di nuovo sotto il sole [ma quali Band infondo suonano "nuove" nel 2007?], soprattutto in questo periodo in cui gli 80's sembrano vicini come non mai, tanto da chiedersi se siano realmente mai passati di moda.
Se non riuscite a recuperare questo primo lavoro, MySpace ci viene in aiuto e, se non bastesse, anche Last.fm che permette un ascolto completo in streaming.
Piacevoli episodi vicini al Pop (Pleasure Songs, Explosions, Henry sarebbero potute uscire dalla penna di Cris Martin), giri di basso folgoranti (Lost, una delle mie preferite, The Laughter), tastiere, chitarre e synth dietro l'angolo (Slow, Still, The Companion, Under the Guillotine). Le dieci tracce si mantengono su buonissimi livelli e forse, l'unico appunto, è la sensazione che certe sfumature sonore tendano a ripetersi in alcuni passaggi. Ma tuttosommato davanti a una prima prova è anche giusto chiudere un occhio e, quando il materiale è buono, lo si fa volentieri. Band da tenere d'occhio :)